Case minacciate dalle fiamme a Santa Croce

SANTA CROCE. Millesettecento metri quadrati di pino e leccio andati completamente in fumo nell’ennesimo incendio nel Carso triestino. Solo l’improvviso calare del vento nel pomeriggio ha reso meno ingenti i danni del rogo propagatosi nella tarda mattinata di ieri nei boschi di Santa Croce - nella zona posta sotto la giurisdizione del Comune di Trieste - vicino alla vedetta intitolata a Scipio Slataper posta sulla vetta del Monte San Primo. Sul posto, coordinati dal direttore delle operazioni di spegnimento Alessandra Tribuson, hanno operato vigili del fuoco, volontari della Protezione civile e membri del Corpo forestale. In azione anche un elicottero dei pompieri: un secondo velivolo, inizialmente allertato, non si è poi rivelato necessario grazie alla bonaccia sull’area.
Le fiamme sono state domate non senza fatica a circa 150 metri dall’abitazione più vicina e a circa 200 da un altro complesso di case. Non ancora chiare le origini del rogo che ha messo in apprensione residenti e operatori, anche se proprio nei pressi del fuoco è stato notato un capanno e tracce di nastro segnaletico biancorosso, normalmente utilizzato per segnalare il confine di una zona. Il sospetto è quindi che essendo l’area interessata piuttosto isolata questa sia stata meta nella notte tra giovedì e ieri di qualche festa. Ma per ora queste rimangono solamente supposizioni che dovranno essere vagliate nella giornata di oggi.
Quello di ieri a Santa Croce è stato il quindicesimo incendio estivo in provincia. E a conti fatti più di 120mila metri quadrati di verde sono andati in fumo in questa calda estate triestina. In più di un caso il sospetto del dolo è molto forte come ammettono gli stessi operatori. Il primo incentro è stato registrato il 21 luglio al casello ferroviario di Duino: in fiamme 28mila metri quadrati di bosco. Il mese più intenso è stato quello di agosto con ben tredici interventi. Dai canneti delle Noghere ai prati arborati di Cattinara, dai boschi di Conconello, Contovello, Basovizza e Padriciano al boschetto di Trieste, gli incendi hanno tenuto operativi vigili del fuoco, forestali e volontari della Protezione civile. Il rogo con il maggior impatto rimane quello del 26 agosto in zona Duino all’altezza della grotta del Mitreo con ben 60mila metri quadrati di boscaglia andati in fumo e tanta apprensione sia per i residenti che per gli automobilisti “investiti” da una spessa coltre di fumo sulla linea autostradale. Forti i disagi creati soprattutto sull’autostrada con code dal Lisert sino a Sistiana. La causa è stata attribuita al passaggio di un treno, o meglio all’attrito in una curva tra le ruote d’acciaio di un convoglio e le rotaie che ha provocato una serie di scintille che, a causa dell’erba secca e del vento, ha visto le fiamme svilupparsi e propagarsi rapidamente.
Di media intensità invece il fuoco che ha bruciato tre luoghi lontani tra loro, dal Carso dell’Ovest a quello dell’Est. Nello specifico i 28mila metri quadrati di bosco all’ex casello di Duino andati in fumo il 21 luglio, gli 11.500 mq di boscaglia a Padriciano bruciati il 23 agosto e l’incendio muggesano del bosco dell'Ardiduca con un danno pari a 10mila metri quadrati di bosco avvolti nelle fiamme nel pomeriggio dell’8 agosto. «Il numero di incendi è dato da una stagione particolarmente siccitosa, sulle cause sono in corso indagini con, in alcuni casi, il forte sospetto di dolo», racconta l’ispettore Lucio Ulian della Stazione forestale di Trieste.
Complessivamente gli incendi si sono rilevati «di dimensioni medio-piccole, rispetto al tipo di territorio e alle condizioni della vegetazione e climatiche, merito del pronto ed efficace intervento e il lavoro congiunto delle forze in campo». Il Corpo forestale, i vigili del fuoco, la Protezione civile e le sue squadre del volontariato per l’antincendio boschivo sono stati protagonisti di un’estate sicuramente impegnativa che dopo l’intervento di ieri a Santa Croce pare ancora non terminata.
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