Caserma di via Rossetti: il recupero può attendere

Un’area di 12 ettari dismessa dal 2008 ma di cui la città non riesce a riappropriarsi perché è del demanio militare. L’assessore De Francesco: ma il degrado avanza
Di Gabriella Ziani
Silvano Trieste 19/02/2012 La Caserma di via Rossetti
Silvano Trieste 19/02/2012 La Caserma di via Rossetti

Gli spazi “off limits” a Trieste si misurano tutti in ettari. Mentre si discute amaramente di musei che sono scarpe strette per il loro prezioso contenuto, di biblioteche smembrate per restauri e allagamenti, e di scuole in straziante stato, in pieno centro città la caserma Vittorio Emanuele III di via Rossetti, già sede dello scomparso battaglione San Giusto, dismessa nel 2008, inaugura il suo quarto anno di deserto e silenzio mentre molto ben per tempo era stata richiesta per essere utile alla città.

«Da tre inverni non viene riscaldata - commenta con preoccupazione Mariella De Francesco, assessore al Patrimonio e all’edilizia scolastica della Provincia -, c’è pericolo per le condutture, e che tutto vada in rovina». «Se non viene ri-usata presto, mentre è ancora una “casa viva”, il suo degrado sarà veloce e i restauri immensamente più costosi, ne ho parlato anche col sindaco Cosolini, è cosa di interesse comune e non politica, più passa il tempo e più aumenta il disvalore» avverte Sandra Savino, assessore regionale. Si tratta di ben 12 ettari. Recintati e chiusi. Poco meno di un quarto di Porto vecchio (44 ettari).

Quando dunque potrà questo enorme complesso edilizio tornare agli usi civili, e diventare sede di scuole come volevano Provincia e Comune? Problema che perfino precede quello dei soldi da sborsare, perché nemmeno una stima sul valore è stata ancora fatta o, per lo meno, comunicata agli enti locali. Chi dice abbia un valore di 20-30 milioni, chi ha sentito circolare voce addirittura di 30-50 milioni. Cifre virtuali, una carta non esiste.

«Il vero problema - dice De Francesco - è che la caserma, dopo anni, appartiene ancora al Demanio militare, non è stata passata al Demanio civile e dunque non è nella condizione di essere alienata o data in uso alle amministrazioni».

A marzo 2008 la cerimonia di chiusura, già a ottobre arrivò in città il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto: «Per ottenere la dismissione ci vorrà qualche mese». Nessuno degli enti locali ha mai più sentito notizie di alcun genere.

«In questo momento di grandi sobbalzi - nota Savino - è veramente molto difficile avere rapporti col governo, c’è tanta confusione, sul tavolo di confronto Stato-Regione chiesto dal presidente Tondo dovranno essere discusse molte questioni, e questa non è quella obiettivamente di maggiore emergenza, seppure per Trieste importante. Della caserma ci si era occupati in sede di commissione paritetica con l’on. Manlio Contento, nell’estate 2008 col sindaco Dipiazza avevamo fatto un sopralluogo, ma solo per vedere in maniera sommaria gli interni, poi tutto si è fermato. E adesso, rispetto al federalismo, si sta tornano indietro e tutto è molto centralizzato a Roma».

A Roma è andata De Francesco, nel 2010, direttamente al ministero della Difesa, a pretendere risposte. «Ma mi è stato detto che la materia deve essere trattata con la Regione». Che dovrebbe ricevere il bene, e passarlo poi alle amministrazioni locali. «Non è ancora oggetto di trattative, non abbiamo niente da offrire il cambio che sia di pari valore - risponde il sindaco Roberto Cosolini -, siamo di fronte a un ragionamento di medio-lungo termine. S’era parlato di farne un polo scolastico, ma forse c’è spazio anche per altro, che è ancora da valutare, e prima di tutto nell’area è però da migliorare la viabilità».

Non resta che rivolgersi ai proprietari. Ma il Comando militare regionale di Villa Necker afferma di non avere alcuna giurisdizione non solo sulla caserma dismessa, ma perfino sulla propria stessa sede in caso di manutenzioni. Bisogna rivolgersi al 12.o Reparto infrastrutture di Udine. Dove si riesce soltanto a sapere che «sono in corso procedure sulle quali non si possono dare informazioni», e che per averne bisogna chiamare l’ufficio stampa del ministero.

Si prospetta una vicenda che rischia di assomigliare a quella dell’Ospedale militare di via Fabio Severo, con l’aggravante che oggi nessuno ha più un euro da spendere. Chiuso alla fine degli anni ’80, a metà dei ’90 e cioé 15 anni dopo, l’Ospedale militare non era ancora passato al Demanio civile. Acquistato poi dall’Università per farne un campus, è tuttora in lavoro. Sono passati ben 32 anni dalla sua chiusura.

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