Casermette, sparite le scritte naziste

Lo storico Lodi: «Ricordavano la permanenza della Wehrmacht. Erano tutelate»

“Wom meer bis zum Alpengart/ wacht der deutsche gebirg soldat”. “Dal mare alle Alpi/ il soldato alpino tedesco monta la guardia” recitava il grande graffito che campeggiava all’ingresso dell’ultimo edificio delle Casermette di Montesanto. “Recitava” perché oggi quella scritta di propaganda nazista non esiste più. Non esiste più semplicemente perché è crollata insieme all’intonaco su cui era stata realizzata. Sul muro rimangono visibili solo alcune lettere sbiadite: dallo sfondo giallo emerge qualche segno rosso, nulla più. Tutto intorno alla “V” di “Vom” e alla “M” di “meer” c’è il vuoto. A cancellare questa scomoda memoria non è stata alcuna azione ideologica. È stata la semplice trascuratezza. Ad essere pignoli - piaccia o non piaccia -, quell’opera murale era tutelata dalla legge e, in base al testo unico sui Beni culturali, avrebbe dovuto essere difesa e conservata. Nel bene o nel male, rappresentava una testimonianza storica di quanto accadde a Gorizia nel corso della Seconda guerra mondiale. Appassionato storico, Pierluigi Lodi avrebbe voluto salvarla. A scanso di equivoci, precisa che nel suo desiderio di tutela non c’era alcun intento mistificatorio. «Era unico nel suo genere a Gorizia – osserva -. Ricordava la permanenza in quel complesso dei reparti di montagna della Wehrmacht dalla metà del 1944 ai primi del 1945. Erano impegnati nella tragica e spietata Bandenkampf. Nessuno pensava di glorificare le azioni di quei soldati, ma si trattava di un pezzo di storia e, pure ex lege, andava in qualche modo salvato». Di quella sorta di affresco realizzato a scopi di propaganda interna, oggi rimangono soltanto delle foto. Quelle che scattò Lodi prima che il tempo facesse il suo corso naturale arricchiscono l’archivio di un sito olandese (http://www.bunkerart.nl/welcome.html) che dalla Norvegia in giù censisce questo genere di opere di matrice militare. Lodi ricorda da un lato che assieme a Mario Muto trovò nell’aia dietro al convento dei Frati Cappuccini due lapidi, dall’altro che nel lapidario di Palazzo Attems Petzenstein è collocata una croce con la svastica che in origine si trovava al cimitero militare tedesco di Merna. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale le salme vennero traslate a Verona e la croce portata in piazza De Amicis dove, quella sì, ora fa parte del patrimonio museale della Provincia. (s.b.)

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