Casinò in Porto vecchio? Pericoloso ma utile

Un casinò in Porto vecchio? È uno dei “sogni” di cui Claudio De Eccher, concessionario con Maltauro dell’antico scalo, ha messo a parte nei giorni scorsi autorità e istituzioni. Una bella macchina da soldi, il peccato che tutti avversano e tutti sognano. «Una remora ce l’ho, perché i casinò portano un indotto di malavita non indifferente, tra riciclaggio e prestiti a usura, dunque non sposo appieno questa proposta» sostiene l’assessore allo Sviluppo, Fabio Omero. Moralmente contrario a ogni gioco d’azzardo si dichiara Guerrino Lanci, presidente di Promotrieste, però, dice, «non si può neanche nascondere la testa sotto la sabbia, in Italia i privati non possono fare gioco d’azzardo, lo Stato sì, e noi sul confine vediamo gente di tutto il Nord che va in Slovenia e lì dorme e spende, e il vantaggio economico ci passa davanti. Meglio allora una struttura ben regolamentata e controllata che questa concorrenza».
Lo stesso ondeggiamento sente Sergio Lupieri, consigliere regionale Pd: «Il casinò evoca criminalità e malavita, ma averne uno a pochi chilometri penalizza Trieste. Prima di tutto è importante che i lavori di Porto vecchio partano presto, poi forse è un’idea, ma da ponderare molto bene».
L’ex assessore Pdl Maurizio Bucci spiega che in Italia manca un regolamento sulla materia, dunque nuove strutture di gioco non si possono aprire. In tutti i casi «l’idea è buona - assicura - per la promozione turistica. Inutile fare i moralisti, ormai abbiamo dei minicasinò in ogni bar. Se fatto bene (non una sala Bingo), potrebbe portare con sè anche alberghi a 5 stelle che ci mancano». Ciò che più importa a Bucci è il vantaggio dello spostamento del punto franco: «Si consideri di “trasportarlo” anche alla Stazione marittima, le compagnie crocieristiche straniere sarebbero molto interessate a un regime extradoganale, specie adesso che anche la Croazia entra nella Ue. Anche i fornitori locali ne avrebbero un vantaggio. Mentre la Costa già fruisce di agevolazioni...».
Nel dibattito entra anche Fernando De Simone, architetto specializzato in costruzioni sotterranee e sottomarine che invano propone soluzioni di questo genere per il nostro tratto di Tav: «Un casinò in Porto vecchio? Attività defiscalizzate e case? Sono esterrefatto che nessuno pensi a quanto aumenterebbe il traffico: almeno 15 mila veicoli, l’attuale assetto non sarebbe in alcun modo in grado di sopportarlo. Chi acquisterebbe un immobile in Porto vecchio sapendo di dover subire ogni giorno interminabili code?». La soluzione: un collegamento sotto terra e sotto il mare. Un “tubone” la cui idea è stata però a suo tempo scartata. In alternativa, dice De Simone, «non vedo che una sopraelevata come a Genova, oppure radere al suolo decine di abitazioni per una nuova strada». (g. z.)
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