Castro: è iniziata la guerra del bianco

Parla l'ex top manager Electrolux: l'Italia rischia di diventare colonia 
Maurizio Castro
Maurizio Castro

TRIESTE Maurizio Castro, ex top manager di Electrolux in Italia, manager esperto in relazioni industriali, è oggi commissario straordinario di Acc Compressors di Mel in provincia di Pordenone, l’azienda già Electrolux e Zanussi comprata dai cinesi di Wanbao Group Compressors, quartier generale a Guangzhaou, per creare in Europa una piattaforma industriale per servire aziende locali anche cinesi. Wanbao Group si era fatto avanti anche per acquisire Indesit conquistata poi dagli americani di Whirpool. La gestione cinese dell’Acc partirà in novembre. Whirpool con l’acquisizione di Indesit per 758 milioni ha scommesso sul mercato europeo considerato che il gruppo dei Merloni ha basi solide in Italia, Polonia, Turchia, Regno Unito e Russia. Electrolux ha risposto mettendoo le mani su uno dei principali produttori di elettrodomestici per la cucina e di lavatrici in Usa. Si tratta della maggior acquisizione di sempre e darà vita ad un gruppo con fatturato annuo di circa 22,5 miliardi di dollari. Un operazione da 3,3 miliardi che sarà finanziata per tre quarti da prestiti bancari. «La guerra del bianco è appena cominciata e sarà senza esclusione di colpi», dice Castro. Maurizio Castro, qual è la logica industriale di questa acquisizione di Electrolux negli Usa e con un marchio forte come General Electric? Gli svedesi hanno reagito con determinazione alla sfida globale lanciata da Whirpool. Con l’acquisizione di Indesit, terzo gruppo europeo, il gruppo americano ha invaso la roccaforte italiana di Electrolux che si sarebbe trovato indebolito su molti fronti, schiacciato fra il gruppo Usa e Bosch-Siemens, azienda familiare non quotata molto veloce nel suo posizionamento strategico e con una produzione di fascia alta. Electrolux con grande determinazione ha così sferrato l’attacco a Whirpool in casa sua. Gli svedesi oltreoceano hanno già marchi importanti come Frigidaire: l’operazione lanciata su General Electric segna l’inizio della guerra globale dell’elettrodomestico. E dobbiamo aspettarci altre puntate. A Stoccolma, storicamente prudenti e poco aggressivi, hanno abbandonato il fair play.. Di fronte alla minaccia dei coreani di Samsung, Whirpool e Electrolux hanno deciso di scatenare una guerra senza quartiere. É un passaggio epocale considerato che i grandi gruppi del bianco si erano già sfidati negli anni Novanta ma con molta prudenza. Ormai nel settore del bianco la dimensione è diventato il vero fattore competitivo. Oggi l’arena dove si combatte è una enorme pianura dove serve un grande dispiegamento di mezzi. Mi aspetto che ora sia Bosch la prima a reagire per recuperare una posizione di leadership rafforzandosi fuori d’Europa. Electrolux, quando acquistò la Zanussi, era un grande gruppo globale con una geniale strategia di innovazione. Oggi, dopo alcuni anni di declino, deve reagire per superare la crisi dei consumi e la mancata crescita europea. L’industria italiana è drammaticamente in ritardo. In Italia, dove sono scomparsi marchi storici come Rex e Zoppas, anche Indesit è finita in mani straniere. Con quali conseguenze? Perdendo il controllo di Indesit l’Italia esce dalla competizione internazionale dell’elettrodomestico, l’ultimo grande nostro presidio industriale. Le nostre fabbriche, che restano importanti, ormai sono soltano terminali produttivi. Per questo penso che il governo debba reagire con un disegno di politica industriale di sostegno al settore del bianco, di concerto con Indesit e Electrolux, per mantenere le radici progettuali e produttive in Italia. Bisogna tornare a investire in ricerca e sviluppo. Siamo diventati colonia dell’elettrodomestico? Abbiamo perso i centri decisionali. La sfida competitiva inoltre provocherà in Italia nuove scosse: Whirpool-Indesit dovrà trovare le risorse per ristrutturare gli stabilimenti italiani dove ci sono sovrapposizioni. Electrolux sotto attacco dovrà migliorare la redditività dei suoi stabilimenti italiani anche per finanziare l’acquisizione americana realizzata in gran parte a debito. Con quali prospettive per Porcia e Susegana dopo l’accordo che ha permesso di tenere aperti tutti e quattro gli stabilimenti e di non licenziare? Ci sarà ancora da soffrire. L’accordo firmato per Electrolux per le fabbriche italiane segna una tregua fino al 2017 ma non garantisce agli svedesi quei miglioramenti nel recupero dei costi nelle fabbriche italiane che saranno necessari in questa guerra globale del bianco. Dovranno migliorare le prestazioni produttive. Lo scenario è difficile: la crisi dei consumi e i volumi statici colpiranno anche nel 2015. Questo costringerà i grandi gruppi, da Electrolux a Whirpool, da Bosch ai turchi di Arcelik, a trovare risorse per combattere questa sfida e soffrire meno. Senza considerare l’aggressività dei grandi gruppi cinesi come Haier che stanno studiando l’ingresso in Europa.

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