C'è vita a Trieste - "Mia madre ha 108 anni, me la curo come una bambina. Tutti i giorni vado a portarle la spesa: se appena appena mette i piedi in strada, di sicuro il virus me la porta via!"

GIORNO 2 - 11 MARZO 2020
"Giorno 2. Di quanti non si sa. Tra via Cologna e via Coroneo c'era gente che passeggiava, ma ciò che colpiva era il silenzio, un silenzio pesante che come una bolla avvolgeva tutto. Come se tutti stessimo camminando in apnea per paura di respirarci vicino. Si lavora tanto. Perché all'improvviso non sei più l'insegnante a rischio interrogazione che entra in classe. Diventi il punto di riferimento sul cosa fare, come farlo, quando farlo. Diventi la valvola di sfogo, lo psicologo di intere classi. L'esser costretto a casa, se da un lato e' un vantaggio, dall'altro ti prova. Ti costringe ad uno sguardo interiore che non avevi preventivato. Alla comodità del lavoro da casa si alterna il senso di colpa verso chi fuori, al lavoro, ci deve andare altrimenti la paga non arriva. Alla possibilità di riposarsi un po' si alterna il pensiero per i familiari malati che non vedi da 2 settimane. Ieri pomeriggio mi sono ritrovata in mano con un pensiero sciocco. Ho avuto l'immagine di difficili, ma non ancora impossibili, scrutini di fine anno. Al portare a casa l'anno scolastico per 60 ragazzi. Assieme ad altri colleghi. E mi sono ritrovata a piangere. Per stanchezza. Per gioia. Per paura. Perche' per un momento ha prevalso la preoccupazione. Sono passati solo pochi giorni ma credo che oltre alla gioia e alla ripresa della normalità, oltre all'economia da rimettere in piedi, probabilmente dovremo rimettere assieme, prima di tutto, i pezzi di noi stessi che, all'improvviso, ci siamo scoperti fragili. Impauriti. Soli. E con tanta voglia di vivere".
Costanza Vecchiet
"Giorno 2...in realtà per noi insegnanti la quarantena è iniziata già da un po'. All'inizio, quando hanno avvisato che la pausa di carnevale sarebbe stata prolungata, ho pensato che un po' di riposo sarebbe stato utile. Poi però quella pausa è diventata più lunga del previsto e il pensiero è andato al programma ancora da svolgere, ai voti che mancavano e soprattutto ai volti dei nostri ragazzi. Ci dicono di fare didattica a distanza, mica facile...non lo è per chi segue i ragazzi su materia, figuriamoci per chi, come me, è insegnante di sostegno. Ci sono alcuni alunni che hanno bisogno della presenza del docente per poter imparare ciò che gli viene spiegato e che in questo momento non possono più averla, almeno per un po'. Anche in questa situazione loro sono quelli più svantaggiati, ma sono sicura che tutti noi docenti ci impegneremo come sempre a tutelarli al meglio. Ieri sera ho visto il calendario e ho pensato che il 3 aprile è lontano. Dopo raccoglieremo i cocci di tutta questa brutta storia e credo che ci risveglieremo più consapevoli del fatto che abbiamo paura di morire e che quindi abbiamo tutti una gran voglia di vivere. Un abbraccio a tutti i colleghi che stanno cercando in tutti i modi possibili di non abbandonare i propri alunni e un abbraccio a tutti quei ragazzi che ci stanno dimostrando di avere a cuore la scuola e mi raccomando...restiamo a casa!!!"
Elena Nicchia
"La vita al tempo del coronavirus scorre lentissima. Restare a casa è un obbligo morale, un dovere civile, un atto di responsabilità. Il primo pensiero però è: cosa farò tanto tempo a casa? Nessuno ci è più abituato, non gli uomini che troppo spesso, stressati dal lavoro e dal loro ruolo di maschi, si sono disabituati al ritmo dolce e ai piaceri della casa, non le donne, frenetiche nella loro corsa contro il tempo, fra il lavoro, i figli da portare a scuola, ai corsi, agli allenamenti, pulire la casa e cucinare e far la spesa, e trovare un attimo anche per sè e farsi belle, non i bambini che hanno il pomeriggio frazionato, tra calcio (lo sport è importante), musica (non si sa mai, magari è un piccolo Mozart), inglese ( è il futuro, mica si può restare indietro), ballo, teatro ( eh...gli/le piace tanto e poi è tanto bravo/a) correndo da una parte all'altra e hanno dimenticato cos'è la noia, l'attesa, lo stare soli, in silenzio, con se stessi. No, non siamo più abituati. E non saltare di qui e di là, come i criceti sulla ruota, ci sembra un'imposizione durissima, un sacrificio. Non abbiamo niente da fare, e allora la mattina prendiamo un libro e leggiamo, le ore volano, poi giochiamo a carte con le figlie, Non hai mai giocato a Tresette? E a scopone scientifico?, ed è già pomeriggio, alle sei stendiamo i tappetini e facciamo tutte e tre yoga. E ridiamo, tornando tutti un po' bambini. Cuciniamo insieme, M'insegni a cucinare?, e dopo cena un film sprofondati nel divano, Cosa vi piace? E se guardassimo ...? Restare a casa non è poi così brutto.E forse, quando finalmente il coronavirus sarà debellato, avremo imparato qualcosa".
Rosalba Rudella
"11 marzo: giorno numero 2 dell'era del Grande Morbo. "Mia madre ha 108 anni, sta bene, me la curo come una bambina - così Cuoricino ha sentito dire una signora al supermercato - Tutti i giorni vado a trovarla, e portarle la spesa. Se appena appena mette I piedi in strada, di sicuro il virus me la porta via!" Donatella, del nostro gruppo di scrittura, ci manda un messaggio via WhatsApp informandoci che si trova in Marocco e non sa quando riuscirà a prendere un volo per rientrare a Trieste."Non faresti forse meglio a rimanere dove sei? "Le rispondo io", le rispondo io. Alla televisione un infettivologo ha dichiarato che se i contagi proseguono con il ritmo quasi esponenziale degli ultimi giorni, entro 5 settimane saremo tutti contagiati, io mi sono toccato gli attributi e ho fatto le corna. Subito dopo ho cambiato canale e mi sono gustato la storica impresa dell'Atalanta che, a porte chiuse al pubblico, ha sconfitto fuori casa nella Champions League il Valencia per 4 a 3, con un poker di un grandissimo Ilicic. Carpe diem, trote gnam, la palla è rotonda e speriamo bene".
Alessandro Paronuzzi
GIORNO 3 - 12 MARZO
"Fuori dalla finestra della cucina vedo la casetta degli uccellini di Robi sopra una lunga siepe di ligustro. E’ sempre ben fornita e loro lo sanno... la cincia , intendo l’allegra , è la più ‘spiritata’ sbuca dal folto della siepe ed eccola nella casetta, un semino e via, ne arriva un’ altra , un semino e via. Raramente si ferma ... Arriva poi la cincia mora meno appariscente, un po’ smorta e l’allegra scappa via. Dall’alto del cedro Atlantico va su e giù il picchio muratore arancio e azzurrino , piccolo ma più autorevole. In un attimo arriva e tutte le cince more e allegre si nascondono nella siepe. Lui entra nella casetta e mangia e mangia e non va via. Non ha fretta lui. “ Ma quando se ne va? “ pensano le cince nascoste nella siepe. Ma c’è una gerarchia da rispettare.... All’improvviso un’ombra scura si avvicina, è la ghiandaia, grande, stupenda, colorata. Tutti spariscono, non vedi più nessuno. Lei si ferma sul tetto della casetta, sporge il suo testone verso l’interno e comincia a mangiare. “ Niente fretta cari miei la pappa di Robi è tutta mia“. Anche cinque minuti sta lì muovendosi goffamente. La casetta di Robi traballa tutta sotto il suo peso. Finalmente spicca il volo lontano e dopo poco la vita ricomincia. Una testolina bianca e nera fa capolino dal verde della siepe, poi un’ altra e un’altra ancora..... Ora le cince "spiritate" vanno e vengono indisturbate.
Cesarina Gigni
"Il presidente Conte con un nuovo decreto ha blindato tutti i negozi, ed il caffè bevuto ieri mattina da Mimì e Cocotte con Cuoricino e Lilly è destinato ad essere l'ultimo per chissà quanto tempo. Ciccia. Fortunatamente le edicole sono autorizzate a rimanere aperte, e così almeno non dovrò rinunciare al mio quotidiano rifornimento di quotidiani. Penso che in questo memorabile periodo delle nostre vite tutti i proprietari di cani possano ritenersi in qualche misura fortunati, ma anche perché ci permettono di uscire dalle nostre case con una valida giustificazione e di poter fare almeno quattro passi in strada senza provare sensi di colpa. Sono convinto che la nostra Lilly avverta il particolare clima che si è improvvisamente generato in questi giorni, ma il suo sguardo fiducioso ci fa sperare che tutto questo prima o dopo finirà. Meglio prima".
Alessandro Paronuzzi
"La mattina, l'angosciante vertigine serale legata all'ultimo bollettino di guerra scompare. Mi sveglio non appena le sue piccole mani sfiorano la mia faccia. Le sue carezze delicatissime, quasi impercettibili, il suo sorriso, e "buongiorno mamma!". Il mio mondo in questi giorni sono quattro occhi grandi come il mare. Si parte. La colazione tutti insieme. E poi lei che canta, balla. Gioca. Disegna. Dipinge. E perché no, si annoia. Durante la giornata, spesso le leggo un albo illustrato. Anzi, due, tre, quattro, cinque… Sono preoccupata? Sì, terribilmente. Viviamo ovattati in questa situazione claustrofobica, ma dobbiamo farci forza. Siamo tutti nella stessa barca, ma non dimentichiamo che alcuni di noi non hanno neanche una casa. Dobbiamo fare come le ginestre leopardiane. Resistere. Dobbiamo raccontare delle storie. Unirci con telefonate virtuali e prendere esempio dal Decameron. Parlare. Raccontare storie. Partecipare è condividere. L'altro giorno, la mia bimba ha preso un telefono (di quelli veri, ma usati per giocare) e ha chiamato alcuni compagni della scuola materna. Per finta. Questa scena per me è indimenticabile. Abbiamo diversi strumenti virtuali che possono far mettere in contatto anche i nostri bimbi. Pur restando in casa. Permettiamo loro di sentirsi. In questo difficile momento dobbiamo fare squadra. Tutti. Io credo fermamente che ce la faremo. I video che ci stanno inviando i cinesi sono tutto, che cuore che hanno! Vi ricordate quel video notturno con quelle grida struggenti tra i palazzi? Quante cose ci stanno insegnando... Ieri sera mi è venuto in mente Benigni e il suo più poetico film che tutti conosciamo. Abbiamo bisogno di giocare con i nostri bambini. Giocare farà bene anche a noi. E i nonni? I nonni, i bambini e i giovani sono il nostro bene assoluto. In questo periodo, non abbandoniamoli. Chiamiamoli. Aiutiamoli come possiamo. In questo viaggio strano ci uniremo ancora di più, lo so. Lo sento. E allora troviamo delle colonne sonore che ci possano accompagnare in questo momento, come in qualsiasi nuovo viaggio estivo. La musica ci aiuterà. Soprattutto, non perdiamo la speranza. Dopo ogni tempesta, arriva il sereno. Diamoci piccoli obiettivi. Pensiamo che stanno nascendo nuovi fiori nei nostri prati. La prima cosa che farò quando tutto questo sarà finito sarà abbracciare un albero. Poi andrò al cinema. Al teatro. In libreria, la mia seconda casa. Andrò sul Molo Audace. Quanto mi manca il Molo Audace. Quanto sarà bello percorrere il sentiero della Salvia? Quanto? E abbracciarci? Non ne parliamo. Immaginate quanto sarà bello uscire. Sarà come imparare a camminare di nuovo. Arriverà il momento. Arriverà. Bisogna aver pazienza. Un grazie a tutti quelli che stanno continuando a lavorare. Per noi è asfissiante stare a casa, ma per voi sarà asfissiante non starci. In questi giorni penso tanto ai miei ex alunni del serale. A quando ancora ero una professoressa precaria. Le mie cinque classi mi mancano tantissimo. In questo periodo ancora di più. Voglio dire solo una parola a tutti i miei ex alunni. Loro la conoscono bene. So già che rideranno. "Empowerment"".
Margherita Garzya
"Sto leggendo dei libri"
Edi Pulcin
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