La Chiesa italiana sceglie Gorizia per lanciare il suo appello alla pace
Dal 22 al 24 settembre si riunisce il Consiglio episcopale permanente. L’arcivescovo Redaelli: «Questo territorio è diventato simbolo di dialogo»

È da Gorizia che la Chiesa italiana lancerà un messaggio «forte e potente» di Pace a tutto il mondo.
L’occasione viene dall’ormai imminente Consiglio episcopale permanente, guidato dall’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, che si terrà straordinariamente a Gorizia da lunedì 22 a mercoledì 24 settembre in una città ritenuta dalla Cei «luogo significativo, specialmente in questo tempo, in quanto terra di confine segnata dal dialogo interculturale, ecumenico e interreligioso».
Il cuore operativo
Il Consiglio riunisce una trentina di componenti: i capi delle 15 regioni ecclesiastiche in cui è suddivisa l’Italia, e i presidenti delle commissioni permanenti della Cei, ciascuna con uno specifico ambito di attività. È un’assemblea che, di fatto, è il cuore operativo della Cei, un vero e proprio “governo” collegiale della Chiesa italiana.
L’incontro di Gorizia – deciso accogliendo la proposta dell’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli – costituisce un’eccezione perché il Consiglio episcopale si riunisce, di norma, sempre a Roma: l’unica occasione recente in cui si svolse altrove fu nel 2019 a Matera, in quell’anno Capitale europea della cultura esattamente come Gorizia e Nova Gorica nel 2025.
Il valore di Go!2025
«Per la prima volta, qui c’è una Capitale a cavallo di un confine. Un confine particolare: tracciato, un po’ a caso, dopo la Seconda guerra mondiale, in un territorio gravemente ferito da due conflitti mondiali, in una regione che, da secoli, vede la compresenza di più culture e di più lingue – spiega l’arcivescovo di Gorizia, Redaelli –. Si tratta di qualcosa di straordinario che interpella la nostra comunità diocesana e non solo le comunità cristiane di Gorizia e Nova Gorica. A noi tocca in particolare richiamare alcuni valori».
In tempi non sospetti, lo stesso Redaelli aveva evidenziato il desiderio e l’obiettivo di fare di Gorizia una “città della Pace”, costruendo anche dei percorsi turistici dedicati. «Abbiamo il Museo della Grande Guerra, il Sacrario di Oslavia, la Sinagoga, piazza della Transalpina, le trincee sul Carso».
La Pace, dunque, sarà al centro dei lavori. «Uniamo le nostre voci a quelle di Papa Leone XIV e dei Patriarchi di Gerusalemme per invocare il dono della pace e chiedere, con determinazione, che la comunità internazionale intervenga in modo tempestivo per fermare questa barbarie, una strage insensata che sta seminando morte, distruzione e dolore», afferma la presidenza della Cei.
«Con il Papa supplichiamo che siano liberati tutti gli ostaggi, si raggiunga un cessate il fuoco permanente, si faciliti l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari, e venga integralmente rispettato il diritto umanitario, in particolare l’obbligo di tutelare i civili e i divieti di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza, e di spostamento forzato della popolazione».
Un messaggio che si intreccia in modo istintivo con il senso dell’assemblea a Gorizia, luogo in cui la collaborazione ha avuto il sopravvento dopo un passato di divisioni, odio, confini. Uno dei momenti più importanti dell’incontro sarà la partecipazione di una delegazione di vescovi provenienti da Slovenia e Croazia, prevista per il 23 settembre.
La Marcia
Il 31 dicembre 2023 Gorizia e Nova Gorica ospitarono la 56ma Marcia nazionale della pace. Nonostante un tempo infausto, vide la partecipazione di un migliaio di persone, giunte da tutto il Nord Italia: Milano, Bergamo, Triveneto, persino da Torino, anche parecchie decine di sloveni. Un appuntamento giunto alla sua 56ma edizione senza eguali rispetto il passato perché, anche nel percorso, si volle evidenziare l’unicità di questa terra, devastata da conflitti e odio ieri, e dominata da un’autentica voglia di collaborazione e riappacificazione oggi. La partenza avvenne dal luogo-simbolo del sacrario di Oslavia.
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