Centinaia di morti nella guerra infinita di mafia in Serbia e Montenegro

BELGRADO Il più recente agguato in stile mafioso è stato registrato lunedì scorso. Davorin Baltić, montenegrino di 41 anni sospettato di essere membro di un clan criminale, è stato eliminato con decine di colpi di arma automatica. Non siamo nella Chicago Anni Venti né in Sicilia, ma a Belgrado, nel cuore della Serbia, Paese dove da mesi si stanno registrando imboscate e omicidi legati da un filo rosso al vicino Montenegro.
Filo assai lungo, perché quello di Baltić è solo l’ultimo omicidio a possibile sfondo mafioso in Serbia e Montenegro. Lo confermano i numeri del “Crna knjiga”, un database sviluppato da Radio Slobodna Evropa e dal portale di giornalismo investigativo Krik. Il “Libro nero” segnala che dal 2012 a oggi in Serbia e in Montenegro sono state addirittura 101, Baltić incluso, le «liquidazioni che hanno elementi» che suggeriscono la pista mafiosa. Liquidazioni - ed è un altro fattore che preoccupa - che avvengono spesso mettendo a rischio i cittadini comuni, dato che le esecuzioni avvengono spesso «in luoghi pubblici», ricorda il portale.
È accaduto così anche nel caso Baltić, ammazzato nella sua auto poco dopo le 11 di sera in una via di villette eleganti a due piani. Eliminato, questo il sospetto che spiega molto dell’omicidio e di altri simili crimini, «in una battaglia tra clan rivali», ha specificato il capo della polizia serba, Vladimir Rebić. Baltić, infatti, sarebbe stato un membro del clan montenegrino di Kavac, contrapposto a quello ancora più potente di Skaljari, anch’esso con base nella città di Cattaro. Ed entrambi con evidenti interessi e ramificazioni anche in Serbia, dove la guerra per il controllo del territorio e del mercato della droga si è estesa in questi anni. Sarebbe questo il contesto che spiega le esecuzioni per strada, effetto del conflitto tra clan che sta diventando transnazionale.
L’omicidio Baltić, specifica ancorqa il database sui crimini a sfondo mafioso, non è un caso isolato, anche se le autorità di Belgrado hanno più volte assicurato che la lotta ai criminali “d’importazione” è serrata. Lo scorso febbraio, nell’esplosione dell’auto di un sospetto trafficante di droga solo per un caso due passanti non sono rimasti coinvolti, sempre a Belgrado. A dicembre, davanti a un club, è stato ucciso Aleksandar Savković, fra i capi degli hooligan di una locale squadra di calcio e in odore di essere collegato a un clan specializzato nel traffico di droga. Tre invece gli omicidi solo nell’ottobre del 2017, 65 quelli dal 2012, mentre in tutto gli assassinii a sfondo mafioso in Montenegro sono stati 35 negli ultimi cinque anni, secondo i calcoli di Krik.
Anche in Montenegro le autorità stanno cercando di fronteggiare i potenti clan locali, ma con risultati contrastanti. Nei mesi scorsi si sono susseguite perquisizioni e operazioni di contrasto in grande stile della polizia, come quelle denominate “Boka”, che secondo i media di Podgorica hanno portato a perquisizioni di più di cento persone e al fermo di 150, ma solo un pugno è rimasto a disposizione della magistratura dopo l’arresto. Numeri che fanno il paio con quelli resi pubblici dal portale Krik. Che ha denunciato come dei 101 omicidi a sfondo mafioso avvenuti nei due Paesi negli ultimi cinque anni, solo cinque siano stati risolti con una condanna nelle aule dei tribunali. E nel 74% dei casi non ci sono neppure sospettati.
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