Centrale A2A, si punta alla riapertura dell’Aia

L’impianto termoelettrico di Monfalcone è il più vecchio delle centrali a carbone d’Italia. E l’amministrazione comunale vuole sfruttare anche questa carta nell’ambito della riapertura dell’Autorizzazione integrata ambientale. Una questione di ambiente, ma soprattutto di salute pubblica per un territorio già gravato dai contraccolpi legati all’amianto e caratterizzato da patologie come infarti, ictus e tumori alla vescica che colpiscono le donne statisticamente più alte rispetto al resto della regione. Sono gli elementi di fondo che il sindaco Anna Maria Cisint e l’assessore all’Ambiente, Sabina Cauci, hanno rappresentato al primo incontro con il sottosegretario Vannia Gava ed il suo staff, martedì a Roma, interloquendo anche con i dirigenti della Direzione del Ministero dell’Ambiente. La richiesta è stata quella di riaprire l’Aia nei tempi più rapidi possibili, sulla scorta dell’adeguamento alle direttive europee in relazione alle Bat, ossia alle migliori tecnologie disponibili. Un percorso per il quale non è stata ancora istituita la relativa Commissione. Cisint ha riferito: «Il sottosegretario ha garantito che verranno accelerati i passaggi per andare alla riapertura delle Aia per le otto centrali a carbone italiane e l’impianto di Monfalcone sarà tra i primi ad essere preso in considerazione dalla Commissione che, ha sempre assicurato, verrà nominata in tempi ragionevolmente brevi». Le Bat utili a porre sul tavolo della revisione le richieste che l’amministrazione intende prospettare in termini più complessivi. «Nell’ambito della procedura – ha spiegato il sindaco – il Comune solleverà la questione circa la vetustà di determinate parti dell’impianto ma anche l’applicazione dei livelli minimi dei parametri in ordine alle Bat». Sul tappeto quindi la dismissione, fissata al 2025 e che l’amministrazione ha sempre ritenuto di accorciare. «Vogliamo capire quale sarà il cronoprogramma del percorso di uscita dal carbone e le modalità che porteranno alla chiusura e allo smantellamento del sito. Le direttive in ordine al Piano regolatore comunale escludono il polo energetico prospettando ipotesi legate allo sviluppo della portualità e della nautica, a fronte di nuovi posti di lavoro», fa presente Cisint che guarda inoltre ai dipendenti della centrale, «da salvaguardare attraverso la riqualificazione e la ricollocazione. Un percorso che deve poter partire rapidamente. Intendiamo condividere un tavolo assieme a tutti gli attori interessati, con il ministero dell’Ambiente a farsi promotore per pianificare il futuro».—
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