Centro di salute mentale giovani in cura a soli 21 anni

Sono oltre 1.000 gli utenti che il Centro di salute mentale del Basso isontino, insediato nell’ex casa di riposo di via Romana a Monfalcone, ha seguito nel 2015. Di questi circa 250 hanno avuto accesso per la prima volta al servizio dell’Azienda per l’assistenza sanitaria Bassa friulana Isontina. Il turn over c’è, per la stragrande maggioranza l’accesso si risolve in una consulenza e alcune visite, ma per 300 persone l’impegno richiesto è notevole. Se è rimasto stabile il numero di giovani che si sono rivolti o sono entrati in contatto con la struttura, l’età media si è abbassata, passando dai 24 anni del 2012 ai 21 del 2015.
Proprio ai giovani, però, il servizio ha deciso di dedicare un’attenzione particolare, convinto che un approccio precoce possa evitare una cronicizzazione della malattia o del disagio, come ha spiegato il responsabile del Csm, dottor Pierpaolo Mazzuia, nell’incontro con sindaci e assessori dell’Ambito sociale Basso isontino che in questi giorni hanno deciso di riunirsi proprio nella sede del servizio, in via Romana. Gli amministratori erano del resto chiamati a formalizzare la destinazione delle risorse ricevute dalla Regione ai Fap (i Fondi per l’autonomia possibile) per le persone affette da patologie psichiatriche. Risorse che sono affiancate dal 2010 da quelle dell’Azienda sanitaria, per un totale attorno ai 300mila euro lo scorso anno, e che consentono di realizzare progetti personalizzati, anche per ragazzi molto giovani. I Fap, che hanno permesso di far rientrare nel circuito scolastico due ragazzi dopo tre anni di auto-reclusione in casa, non sono però attivati dall’Unità operativa per l’età evolutiva e la prevenzione dell’handicap. Cioè dal servizio dell’Aas che si occupa dei minori.
Nel corso dell’incontro tra Csm, che comunque si è attivato anche prima dei 18 anni in alcuni casi, e amministratori è emersa quindi l’esigenza di un maggiore raccordo tra diversi servizi sanitari. A condividerla anche il dottor Sergio Paulon che dal primo marzo assumerà l’incarico di responsabile di coordinatore socio-sanitario di tutta l’Aas. Negli ultimi anni il Csm di Monfalcone ha visto un crescente accesso di giovani. «Abbiamo sentito la necessità di individuare un gruppo di operatori dedicato - spiega Mazzuia -, e una metodologia di intervento che possa rispondere in modo più adeguato ai bisogni di questa tipologia d’utenza». Il gruppo di lavoro, operativo dal 2012, garantisce la tempestività e la continuità degli interventi nell’ottica della presa in carico, pone un’attenzione maggiore al contesto sociale e familiare della persona, opera un particolare investimento sul lavoro territoriale e domiciliare per evitare precoci “psichiatrizzazioni” e privilegia un approccio psicologico-educativo lasciando possibilmente in secondo piano interventi meramente farmacologici. Al momento il gruppo è composto da un medico, 3 infermieri, 2 psicologi e un educatore. I dati relativi a questi anni di attività evidenziano un accesso di 40 giovani l’anno, una diminuzione dell’età media all’accesso (24 anni nel 2012, 21 anni nel 2015) e nell’utilizzo degli psicofarmaci (il 65% dei giovani prendevano almeno un farmaco nel 2012 contro il 40% del 2015), oltre che un calo dei ricoveri (14% dei giovani presi in carico nel 2012, 9% nel 2013, 8% nel 2014, 2% nel 2015). Sono invece aumentati i percorsi riabilitativi di tipo lavorativo e di socializzazione ed è stato effettuato un utilizzo ragionato dei Fap, assieme a un maggior numero di attività in favore dei familiari. «I dati in nostro possesso, inoltre, ci permettono di evidenziare nel nostro territorio un’incidenza dei disturbi psichici maggiore rispetto a quella osservata nelle aree limitrofe - afferma Mazzuia -. Questo sembra essere spiegato dal particolare assetto sociale di Monfalcone, caratterizzato da un fenomeno migratorio che espone le persone a maggiori fattori di rischio rispetto alle sofferenze psichiche. Il fenomeno interessa sia i migranti, stranieri e non, sia i loro figli, dato confermato dalle nostre prime rilevazioni».
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