Centro rimpatri di Gradisca Verso il rilascio 13 migranti

Luigi Murciano / GRADISCA
Ben 13 dei 43 migranti attualmente detenuti al Cpr di Gradisca vedranno scadere entro due mesi il termine massimo di trattenimento nella struttura. Che ne sarà di loro, stante la pressoché totale impossibilità di completarne le operazioni di rimpatrio vista l’emergenza Covid-19 in atto su scala internazionale, nessuno al momento sembra saperlo. È la preoccupante situazione fotografata dal Garante nazionale per le persone detenute, Mauro Palma, in uno dei suoi periodici report sui Centri permanenti per i rimpatri: «Si pone il problema – afferma Palma – per coloro che presumibilmente dovranno essere rilasciati prima della fine di questa temperie epidemica e per i quali il periodo da ora ad allora rischia di essere una sottrazione di tempo e libertà, oltre che una esposizione accentuata al pericolo di contagio».
Per far comprendere l’entità della questione, Palma cita esplicitamente il caso di Gradisca, «ove, su circa 45 persone trattenute, a 13 scade entro due mesi il termine massimo di trattenimento; e di questi, 8 si trovano nel Centro in base a un provvedimento meramente amministrativo». Abbastanza, decisamente, per allarmare il sindaco Linda Tomasinsig. E indurla a scrivere immediatamente una preoccupata nota indirizzata al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, al suo collega alla Salute, Roberto Speranza, al Prefetto di Gorizia Massimo Marchesiello e al governatore regionale Massimiliano Fedriga. «Ad oggi non ho ricevuto risposte» precisa la prima cittadina. Nel documento, datato 31 marzo, Tomasinsig evidenzia «le emergenti criticità legate al progressivo rilascio per decorrenza dei termini di persone trattenute al Cpr». Persone che, oltre a non poter venire rimpatriate con voli verso gli Stati d’origine, non possono ottemperare (ammesso e non concesso lo farebbero) neppure alla misura alternativa, quella del “foglio di via” con obbligo a lasciare il territorio nazionale, dato che le frontiere sono sigillate per l’emergenza Coronavirus.
«Le persone rilasciate – sottolinea Tomasinsig – non avendo né mezzi, né rete familiare, si trovano a vagare nel comune o in quelli limitrofi dormendo all’addiaccio». Chiaro il riferimento al caso del cittadino marocchino rilasciato nelle scorse settimane dal Cpr e intercettato più volte a vagare senza méta. Ma il timore del sindaco, anche alla luce del report di Palma, è che i casi possano diventare presto molti di più. Servizi sociali e rete solidale della cittadina affrontano la situazione in emergenza, ma la questione preoccupa: una vera e propria bomba sociale sulle spalle del Comune. «Non si è neppure a conoscenza se per le persone rilasciate siano decorsi i termini della quarantena o se le stesse vadano prudenzialmente trattate dal punto di vista sanitario – dice Tomasinsig –. E mancano luoghi ove permettere loro di soggiornare almeno per i 14 giorni previsti per la quarantena. Le istituzioni si facciano carico di queste persone perlomeno per il periodo previsto per la quarantena, dandone informazione ai sindaci». Tomasinsig chiede di conoscere le procedure sanitarie messe in atto nei due centri: al carcere per migranti, il Cpr, si aggiungono infatti i 180 richiedenti asilo del vicino Cara. «Va tutelata la salute di tutti: la collettività gradiscana, chi vive all’interno di quelle strutture e chi vi lavora». —
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