C’ERA UNA VOLTA SOLO IL BARATTO

Dallo scambio di beni e servizi ai pagamenti virtuali: Ecco perché parliamo (ancora) di moneta, pecunia e salario
22 May 2012, Beijing, China --- Coins for sale at the Panjiayuan antique market in Beijing --- Image by © Sean Gallagher/National Geographic Society/Corbis
22 May 2012, Beijing, China --- Coins for sale at the Panjiayuan antique market in Beijing --- Image by © Sean Gallagher/National Geographic Society/Corbis

Dal baratto primordiale ai pagamenti virtuali: a quanto pare, tra qualche anno potremmo in un certo senso tornare al punto di partenza. Ovvero l’assenza di contante. E come sempre, quando parliamo di cambiamenti epocali, sono accaduti più eventi significativi nell’arco degli ultimi decenni, che per molti secoli addietro.

La moneta. Ovvero, tutto ciò che viene utilizzato come mezzo di pagamento e di scambio; dunque, l’unità di conto ma anche lo strumento e la riserva di valore. Certo, nell’antichità esistevano soltanto le monete metalliche, vale a dire dischi di varie dimensioni e composizione. Nelle economie moderne, alla moneta metallica si è affiancata o sostituita la moneta cartacea, più facile ed economica da produrre e utilizzare, nonché diverse altre tipologie di “monete” immateriali, a cominciare dal deposito bancario.

L’etimologia. Sapete da dove deriva il termine “moneta”? Dalla famosa storia delle oche del Campidoglio. Nel 390 a.C. Roma si trovava sotto l’assedio dei Galli di Brenno; sulla cittadella del Campidoglio vi era il tempio di Giunone dove venivano allevate delle oche sacre alla dea. Una notte, al sopraggiungere dei Galli, le oche presero a starnazzare e svegliarono l’ex-console Marco Manlio che diede l'allarme. L’attacco fu quindi sventato grazie alle oche sacre. Manlio aggiunse al suo nome il cognomen Capitolinus. Da quel momento la dea Giunone acquisì l’appellativo di Moneta, dal verbo latino monere che sta per avvertire, ammonire, in quanto si credeva che avesse lei destato le oche per avvertire dell'arrivo dei Galli.

Il denaro. Potremmo definirlo il “circolante” accettato del mercato, ossia da tutti, in un distinto periodo storico. I gettoni telefonici, i miniassegni degli anni settanta, le caramelle date di resto al bar sono tutti esempi di denaro. Nell’antichità, il denaro era molte altre cose: dalle conchiglie alle barrette di ferro, dal sale (da cui “salario”) al bestiame (da cui “pecunia”) e altro.

Il baratto. In assenza di moneta lo scambio di beni e servizi comporta il ricorso al baratto. Lo scambio di beni o servizi contro altri beni o servizi tipicamente risulta funzionale in economie caratterizzate da ridotta frequenza delle transazioni.

L’assenza di un mezzo di pagamento di diffusa accettazione frena certamente gli scambi e rende quasi impossibile il risparmio. E poi, il baratto diventa difficile da realizzare per beni indivisibili. Un esempio può essere offerto dai capi di bestiame vivo.

Paolo Cagnan

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo