Cercare un posto in azienda? Non a Scienze Umanistiche

Heidegger lo disse nel modo più chiaro e conciso possibile: “Il massimamente utile è l’inutile”. Ma per chi non si fida di un filosofo bipolare si può rilanciare con Ovidio, che confessava apertamente di coltivare l’inutile. E’ in linea con questo pensiero Lucio Cristante, direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche (DiSU) dell’Ateneo giuliano: “Il nostro Dipartimento dal punto di vista storico ed epistemologico formula e si propone di realizzare una proposta che mira alla formazione culturale delle persone. Non ci lasciamo abbacinare dalla mentalità aziendalista che impera: noi qui educhiamo allo sviluppo del senso critico e credo non sia cosa da poco in un mondo che tende all’omologazione, in cui tutti finiamo col vestirci e parlare allo stesso modo”. Anche se rispetto a una quindicina d’anni fa le immatricolazioni sono calate parecchio, con i suoi 2300 studenti il Dipartimento di Scienze Umanistiche vale il 15% delle iscrizioni all’Università di Trieste. “Negli ultimi anni siamo arrivati a una razionalizzazione di tutti i corsi per garantirne la sostenibilità. Abbiamo ricondotto la didattica del Dipartimento a quelli che sono i corsi storici e collaudati”, spiega Cristante. Oggi il DiSU propone sei lauree triennali (Lettere antiche e moderne; Arte e comunicazione; Discipline storiche e filosofiche; Lingue e letterature straniere; Scienze dell’educazione - con sede a Portogruaro; Servizio sociale e DAMS, quest’ultima interateneo con l’Università di Udine) e sei magistrali (Filosofia; Studi storici dal medioevo all’età contemporanea, Italianistica, Scienze dell’antichità, interateneo con Udine; e monosede di Lingue e letterature straniere, Servizio sociale, politiche sociali, programmazione e gestione dei servizi). Con i suoi 74 docenti e ricercatori si occupa anche del percorso di formazione per l’acquisizione dei 24 crediti necessari per l’accesso al FIT, che forma gli insegnanti della scuola secondaria. Nei prossimi tre anni attiverà inoltre corsi intensivi per 60 crediti nella sede di Portogruaro, per venire incontro alle richieste degli educatori impiegati nei servizi socio-educativi che non abbiano una laurea in Scienze dell’educazione, divenuta obbligatoria per legge. Tra le novità di quest’anno c’è il curriculum in Turismo Culturale per gli immatricolati a Lingue (il corso di laurea triestino ha avuto il riconoscimento della prima posizione nel ranking nazionale del Censis). Si stanno valutando proposte giunte dalle Università di Lubiana e Fiume per un doppio diploma nei percorsi
letterari, oltre a concrete forme di collaborazione e di scambio. Da quest’anno parte anche il nuovo progetto biennale di ricerca dipartimentale “Umanistico/Nuovo Umanesimo”, che mira a rimediare e riprogettare i due concetti e viene avviato in prospettiva di Esof 2020. Come strutture il DiSU può contare da quest’anno sulla sede rinnovata di via Lazzaretto Vecchio, 6-8, oltre ad Androna Baciocchi e Androna Campo Marzio, dove ci sono alcune aule, una luminosa biblioteca e una parte degli uffici dei docenti. Qui hanno il loro ufficio anche le rappresentanti degli studenti, che per alcune ore alla settimana sono a disposizione per ricevere segnalazioni. Lisa Bin, trevigiana e Jessica Dagri, triestina, sono entrambe al terzo anno di Discipline storiche e filosofiche, colleghe in quest’avventura e amiche nella vita. «Con i professori c’è un confronto intenso - raccontano -: a filosofia siamo in pochi e ci si conosce per nome. Tra gli studenti non ci sono solo ragazzi, ma anche adulti e lavoratori: ciò rende lo scambio più proficuo».
Per tutte e due la filosofia è una grande passione e una volta laureate intendono proseguire il percorso con una magistrale: «Non abbiamo fatto una scelta utilitaristica: la sua bellezza sta proprio nel non servire a niente», scherzano quando si chiede loro conto della scelta fatta. Ma poi ti spiegano: “La filosofia offre un sistema per rapportarsi ai problemi, è un metodo per la vita che dialoga con le altre discipline: ce ne sarà sempre bisogno».
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