Ciak si gira: a Trieste le riprese del film sull’atleta fiumano Abdon Pamich

“Memorie di un marciatore” è diretto da Alessandro Casale. La medaglia d’oro olimpica scappò a piedi con il fratello dalla sua città occupata da Tito

Laura Tonero
Foto di Massimo Silvano
Foto di Massimo Silvano

Per Trieste sarà la quarta produzione cinematografica dell’anno supportata dalla Fvg Film Commission – Promoturismo Fvg quella che in questi giorni viene girata tra Cittavecchia, la Napoleonica a Padriciano.

La pellicola comunque non sarà l’ultima per il 2025, visto che già la prossima settimana un’altra troupe raggiungerà la nostra città. Le riprese in corso sono quelle del film “Memorie di un marciatore”, diretto da Alessandro Casale, prodotto da Clemart e ispirato alla vita dell’atleta fiumano Abdon Pamich, 92 anni, medaglia d’oro olimpica e testimone della tragica vicenda delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.

 

 

Iniziate a Trieste le riprese del film "Memorie di un marciatore"
Iniziate a Trieste le riprese del film "Memorie di un marciatore"

Le riprese – che in totale dureranno poco più di un mese – coinvolgeranno la nostra città fino alla fine della prossima settimana. Poi la produzione si trasferirà in Friuli.

Ieri la troupe, con i mezzi in sosta in via del Teatro Romano, si è mossa lungo via Tigor, nelle viuzze di Cittavecchia sotto il colle di San Giusto, in Campo Marzio. Le scene che poi vedremo sullo schermo, avranno come teatro alcuni angoli del centro città, della Napoleonica e molte scene saranno ambientate nell’ex Campo profughi di Padriciano.

“Memorie di un marciatore” si ispira al libro a cura di Roberto Covaz che porta lo stesso titolo e che racconta la storia di due fratellini che scappano da casa, all’alba di un giorno di settembre del 1947. «Non è una marachella di due bimbi vivaci – si legge nella presentazione di quel libro –. La loro è una fuga verso un tempo migliore. Nella loro amata città, Fiume, l’occupazione delle truppe di Tito ha spento la luce della libertà».

Quei due bambini marciarono verso l’Italia, passando per quella Trieste che accolse migliaia di profughi provenienti dall’Istria, dalla Dalmazia, dal Quarnero. I fratellini si chiamavano appunto Giovanni e Abdon. Il primo diventò poi un eccellente chirurgo, «il secondo non ha mai smesso di marciare, nemmeno quella volta a Tokyo, quando un mal di pancia rischiò di compromettere la finale olimpica».

Ma Abdon vinse anche quella sfida, conquistando anche la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Roma nel 1960 e la medaglia d’oro, appunto, alle Olimpiadi di Tokyo nel 1964.

Il campione vanta anche tre podi europei, con l’Oro nel 1962 a Belgrado, proprio a casa di Tito, di colui che gli fece lasciare la sua amata terra. E il legame con Trieste che nel 2010 e 2011 lo premiò anche con una cerimonia in municipio e assieme agli Atleti azzurri.

Per questi aspetti della storia, l’ex Campo profughi di Padriciano avrà un ruolo determinante. Trieste così, anche con questo film, smette di prestarsi a raccontare luoghi diversi, magari con vie e piazza trasformate in angoli di altri Paesi o di altre città, diventando invece sfondo per storie aderenti con la sua storia.

Guardando alle altre produzioni girate, dal 5 marzo prossimo nelle sale italiane arriverà “La lezione” del regista Stefano Mordini. Protagonista del film è Elisabetta, una giovane e brillante avvocata, interpretata da Matilda De Angelis, che dopo aver difeso con successo dall’accusa di violenza sessuale un carismatico professore universitario, Stefano Accorsi, viene da lui ricontattata per intentare una causa contro l’ateneo, che a suo dire lo mobbizza.

Lo scorso febbraio invece per alcune settimane la città ha fatto da sfondo alle riprese della serie televisiva greca “The Great Chimera”, ispirata all’omonimo romanzo di M. Karagatsis. La troupe in quel caso si è mossa tra il Castello di Duino, il giardino pubblico, l’Antico caffè San Marco, la chiesa di Santa Maria Maggiore, il canale di Ponterosso, il molo Audace, villa Tripcovich e l’Università.

Di recente sono invece terminate le riprese di “Le rocce rosse” del regista Bruno Dumont. Una pellicola – è una coproduzione tra Italia, Francia e Portogallo – ambientata in questo caso sulla Costa Azzurra.

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