Cibo e balli nella tradizione bisiaca

Pirati e ballerine di Charleston, la banda Bassotti al completo, angeli e demoni si sono dati tutti appuntamento giovedì sera al Minimax per una classica di Carnivale com’è ormai il “zobia gras cu la zena bisiaca de Carneval” organizzato dal Gruppo incontri bisiachi. Una serata all’insegna delle maschere, del divertimento, dell’ironia con la Ceta e la Beta e dei magnari bisiachi che, ancora una volta, è stata un successo di partecipazione. Anche al ballo, che ha invaso gli spazi del locale, dove hanno portato il loro saluto il sindaco Anna Cisint e l’assessore al Commercio Luca Fasan.
Per il Gruppo incontri bisiachi l’iniziativa rimane comunque in tema con la sua missione. Da vent’anni l’associazione dà il via alla parte più intensa del Carnevale locale riproponendo l’operazione culturale che coniuga la storia, la tradizione, la cucina e il divertimento con al Vilion Bisiàc e la “Zena bisiaca de carneval”, che rievoca la parte finale di una giornata, un tempo, molto sentita, il “zobia gras” (giovedì grasso). Quella mattina per i vecchi borghi sfilava al “bo fiocà”, un toro inghirlandato che arrivato in piazza, dopo un finto processo, era condannato a una fasulla decapitazione.
La festa poi proseguiva il pomeriggio e la sera nelle case e nelle osterie cittadine. Il toro incarnava il Patriarca di Aquileia che nel 1162 aveva conquistato Grado, un possesso della Serenissima. Il giovedì grasso il Doge Vitale Michiel riconquistò l’isola e catturò il Patriarca. Non potendolo punire, trasformò la condanna in una burla, ogni giovedì grasso doveva inviare a Venezia un toro che scortato raggiungeva Piazza San Marco, dove il boia gli tagliava la testa. Il modo di dire «Taiar la testa al toro», spiega l’associazione, nasce da questa usanza e di fatto significa finire con risolutezza una questione.
Il Gruppo chiuderà i festeggiamenti mercoledì delle Ceneri, come si faceva fino a 70 anni fa. Per l’inizio della Quaresima già dal mattino percorreva le vie dei borghi della città un corteo accompagnato dalla banda che suonava marce funebri, seguita dalle “lementone” (le prefiche), mentre gli uomini in nero avevano appesa alla patella del vestito “na renga”, simbolo di povertà. Il corteo, dopo una sosta in “piaza granda”, cioè l’attuale piazza della Repubblica, si recava nella zona delle “fontanelle” (ex Detroit, in via Galvani)), dove il pupazzo di Carnevale era bruciato nella disperazione totale dei cittadini. Il Gruppo ripropone quindi la “marenda de la quaresema cu la renga”, all’insegna di un’usanza popolare diffusa in tutta la Bisiacaria, in Friuli e nel vicino Veneto. L’appuntamento è di nuovo al Minimax mercoledì, dalle 12.45 (per informazioni e prenotazioni si può telefonare al numero 0481722081, dopo le 18).
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