Cinquant’anni fa il primo tuffo di Nella con il paracadute

Cinquant'anni fa, 1962. Aeroporto di Treviso. Una giovanissima goriziana, la ventiduenne Nelia Buch, sale su un grande aereo da trasporto militare assieme ad un folto gruppo di uomini. La tuta che le è stata assegnata, così come il casco e gli stivali, sono troppo grandi per la sua figura esile, e pendono un po' da tutte le parti. Ma, del resto, la sua misura non c'era, e solitamente questa era faccenda da uomini. Quindi, va bene anche così. Di lì a pochi minuti, Nelia si sarebbe lanciata nel vuoto con il proprio paracadute, completando il suo primo lancio ufficiale, e iniziando la sua splendida avventura da paracadutista.
È la storia affascinante di una ragazza dal carattere forte e un po' spericolata, che ora è una donna ancora vivace e piena di bei ricordi da raccontare. Nelia Buch, oggi felicemente in pensione, è nota in città soprattutto per essere stata uno dei volti e dei sorrisi storici della filiale di Gorizia della Standa, il grande negozio di corso Verdi. In pochi però forse sanno della sua grande passione per il volo ed il paracadutismo, e del fatto che Nelia è stata la prima donna goriziana ad ottenere il brevetto ufficiale per lanciarsi con il paracadute. Servivano tre lanci completati alla perfezione, lei vi riuscì e poi toccò quota cinque, prima di sposarsi e di dover riporre nel cassetto la sua passione per il cielo. «Ho sempre desiderato volare, e avrei volentieri pilotato – racconta Nelia -, ma a quei tempi per una donna non era cosa facile e comune, e dunque mi sono dovuta accontentare. Sognavo anche di planare con gli alianti, però a Gorizia non era possibile, per via del confine con la Jugoslavia e le regole ferree che vigevano nello spazio aereo. Anche paracadutarsi era vietato, per lo stesso motivo, però i corsi si svolgevano ugualmente, con i lanci che avvenivano invece a Treviso». Proprio a Treviso è stata scattata la foto a fianco.
Nelia Buch ricorda benissimo quei tempi, e l'atmosfera di grande complicità che si era creata con i suoi colleghi maschi, di cui era diventata la mascotte. «Di fronte al portellone dell'aereo, aperto per il lancio, ero sempre la prima – dice -. Nonostante questo ero l'ultima ad atterrare, perché ero più leggera rispetto agli uomini, e dunque mettevo più tempo ad arrivare al suolo. Così gli altri mi aspettavano, per poi prendermi in braccio all'arrivo. Amavo molto il paracadutismo, e quando mi sono sposata pensavo che l'avrei lasciato solo temporaneamente. Invece poi il tempo è volato, e non ho più avuto occasione di provare quelle emozioni».
Marco Bisiach
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