Cippo ricorda i caduti dello Jalea

Al rito la figlia del comandante Meriggioli, artefice del recupero delle salme
Bonaventura Monfalcone-06.06.2012 Inaugurazione cippo ai caduti-Parco della Rimembranza-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-06.06.2012 Inaugurazione cippo ai caduti-Parco della Rimembranza-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Il 6 giugno del ’54 Monfalcone si fermò per onorare gli ufficiali, i sottufficiali e i marinai morti nel sommergibile italiano Jalea, colato a picco dopo aver urtato una mina austroungarica il 17 agosto del 1915 al largo di Grado. A quasi 70 anni di distanza la città si è stretta idealmente ancora una volta attorno a quei caduti, ma anche agli uomini che con la loro caparbietà si adoperarono per recuperare il relitto e dare finalmente una degna sepoltura all'equipaggio dello Jalea.

Lo ha fatto grazie all'iniziativa del Propeller Club e del Lions, che già lo scorso anno avevano ricordato la vicenda nel primo Raduno nazionale dei sommergibilisti. Le due associazioni, con la collaborazione dell’Anmi e del Comune, hanno realizzato un cippo commemorativo nel parco della Rimembranza di Panzano che è stato inaugurato nel corso di una solenne cerimonia, alla quale ha preso parte il prefetto Maria Augusta Marrosu e i massimi rappresentanti delle forze dell’ordine cittadine. A rendere gli onori ai caduti è stato un picchetto della Capitaneria. Madrina dell’evento è stata Ileana Meriggioli, figlia del comandante Elvino Meriggioli, artefice del recupero del sommergibile e dei resti dell’equipaggio. «Con lo scoprimento di questo cippo si riannoda un filo della nostra storia - ha affermato il sindaco Silvia Altran - e si costruisce una memoria condivisa fondamentale per creare il senso di comunità». Non a caso l’inaugurazione del cippo è stata preceduta da un incontro nella scuola Giacich che ha visto la partecipazione degli studenti e nel quale è stata ricostruita la sfortunata storia dello Jalea, proiettando anche spezzoni del dvd prodotto da Propeller e Lions. «Attraverso i ragazzi possiamo creare testimoni di una storia del territorio - ha detto la dirigente Alessandra Conte Romani - che ci mantiene vivi nella nostra identità e nelle nostre radici». Colpito il 17 agosto del ’15 da una mina di sbarramento austriaca, lo Jalea affondò subito. Riuscirono a riemergere, aprendo il portellone della torretta, cinque-sei componenti dell'equipaggio. L’unico a salvarsi fu però il silurista Arturo Vietri. La tragica storia dello Jalea si intreccia con quella dolorosa del confine orientale. Il relitto nel ’53 avrebbe dovuto essere demolito a Trieste, ma la situazione era incandescente e si preferì dirottare i resti dello Jalea a Monfalcone, dove l'8 maggio ’54 iniziarono le operazioni di disinnesco dei siluri, apertura dei varchi d'accesso e recupero delle salme. Il 6 giugno il duomo di Sant'Ambrogio fu teatro delle solenni onoranze funebri, seguite dal trasferimento dei caduti a Redipuglia.

Laura Blasich

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