Cisint: «Ma non c’è il progetto» Morsolin la accusa: «Dirigista»
Dopo averlo perorato già in aula, la Sinistra chiede di «garantire il diritto al lavoro e quello a vivere in un ambiente salubre» con «prospettive di sviluppo e non in eterno segnate da scelte fatte ormai più di 60 anni fa né dai loro grotteschi residui». Lo afferma, entrando nel merito del dibattito sulla centrale, il consigliere comunale Cristiana Morsolin, stando alla quale «senza l’ordine del giorno e le ripetute richieste dell’opposizione questo non sarebbe stato un tema nemmeno dibattuto in massima assise, nel pieno stile dirigista che ha caratterizzato, dall’inizio, quest’amministrazione con una donna sola al comando». Morsolin, nella posizione del centrodestra su A2A, vede solo «vaghezza», con un deliberato odg «assolutamente generico». Dal canto suo invece il consigliere di FdI Mauro Steffè, ricalca la linea espressa dal sindaco: le direttive europee vedono il gas già «obsoleto», pertanto «eventuali investimenti vengono finanziati solo per l’utilizzo di impianti a energie verdi rinnovabili». Inoltre la dismissione del carbone comporterebbe «comunque una riduzione dei lavoratori a 30 unità» con la riconversione a metano. «Non darebbe – sempre Steffé – alcun apporto economico utile al polo industriale monfalconese: esiste già la centrale di Torviscosa, non ne serve un’ulteriore qui».
Intanto il sindaco Anna Cisint replica a sindacati e al presidente di Confindustria Michelangelo Agrusti: «Non raccontiamoci fiabe: non esiste alcun progetto idrogeno e il nuovo impianto progettato, a regime, avrà l’effetto di ridurre notevolmente il numero dei lavoratori. Noi vogliamo invece un intelligente impiego dell’area che aprirebbe aspettative di sviluppo in linea con le prospettive perseguite». Alla centrale resterebbe «un numero troppo esiguo di dipendenti per sostenere un futuro occupazionale adeguato rispetto al “peso” dell’insediamento in centro». «Lavoriamo – dice – perché si offrano opportunità ai nostri giovani e alla manodopera locale e per far ciò dovremmo essere uniti nello spingere verso quel modello produttivo sostenibile con piccola e media impresa, attività innovative, artigianato e servizi. C’è da chiedersi se certe posizioni guardino all’interesse generale o a vecchi modelli e logiche di parte». «Il territorio – conclude – non può più essere considerato il deposito dove scaricare dall’alto produzioni ingombranti o una sorta di spogliatoio e dormitorio della manodopera dei Paesi più poveri. Quel tempo è finito. Lo studio fatto dall’ente dimostra che l’area della centrale può offrire una prospettiva di oltre 150 posti, a fronte di una centrale a gas con poche decine di addetti. Vogliamo lo sviluppo di turismo, nautica e porto, qui con l’auspicio che Confindustria s’esponga per la zls a vantaggio isontino con medesima intensità con cui s’è palesata sulla centrale». —
Ti. Ca.
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