Collini: «Io in politica? Gorizia ha perso peso»

All'inizio fu una “rovesciata”, la telefonata, a carico del destinatario, con cui in un giorno d'estate del 1969, dettò tabellino e pezzo della partita dell'Ugg al torneo di basket della Valtellina. Fu il suo esordio nel giornalismo. Quarantaquattro anni dopo quella “rovesciata” il cronista, l'inviato e il direttore passano finalmente il testimone al pensionato Roberto Collini.
Collini, che effetto le fa essere pensionato?
Non ci penso. Non lavoro più alla Rai, ma ho un sacco di cose da fare.
La politica per caso?
Non cominciamo eh...
Allora cominciamo da quella “rovesciata”.
Frequentavo l'ambiente del basket dell'Ugg e seguivo le trasferte. Ero studente al Fermi, dove mi sono diplomato ragioniere prima della Laurea in Scienze della comunicazione. Un giorno mi chiama Maurizio Calligaris, responsabile della redazione goriziana del Messaggero Veneto, e mi chiede di dettare un pezzo dalla Valtellina sulla partita della Splügen-Ugg. Il pezzo è piaciuto ed è stato il mio inizio.
Poi?
Nel 1973 l'assunzione come praticante alla redazione di Udine dell’Mv, professionista nel 1975 e nel dicembre di quell'anno il ritorno alla redazione di Gorizia, dove sono rimasto sino all'assunzione alla Rai nel 1978, ancora nella redazione di Udine.
Da collaboratore gavetta con i fiocchi a cominciare dalla cronaca nera. E che nera. Sei ottobre 1972 il dirottamento di un Fokker all'aeroporto di Ronchi. Lei c'era e fu uno scoop. Cosa accadde?
Fui attento e fortunato. All'epoca vicepresidente dell'aeroporto era Mario Del Ben, che era assessore a Gorizia e che conoscevo bene. Mi fece entrare di nascosto nel suo ufficio dove potevo vedere da vicino, e dettare in diretta, le drammatiche fasi del dirottamento culminato con l'uccisione di Ivano Boccaccio.
Era la stagione delle stragi. La bomba inesplosa alla Transalpina, forse la prova generale, per fortuna fallita, della stage di piazza Fontana. E l'attentato di Peteano in cui la sera del 31 maggio del 1972 un'auto piena di tritolo esplose uccidendo tre carabinieri. Nei servizi Rai dell'epoca si vede un giovanissimo Collini munito di penna e notes. Cosa ricorda di quella tragedia?
Soprattutto l'espressione dei sei goriziani arrestati qualche giorno dopo e accusati di aver partecipato all'attentato. Ebbi subito la sensazione, a pelle, che erano estranei. Come le successive indagini accertarono.
Nel dicembre del 1978 comincia la lunga stagione alla Rai.
Fui assunto nella sede di Udine. A Trieste arrivai nel 1979 con l'avvio della terza rete e i telegiornali regionali che conducevamo io, Calligaris e De Cleva.
E se le dico “Cosmo”?
Il “Cosmo” è stato il maxi-schermo installato allo stadio Friuli di Udine per volontà dell'allora presidente Mazza. Collaborai con lui per due anni, dal 1984, come responsabile delle comunicazioni. Era l'Udinese di Zico, quella. Per la Rai ero inviato per le radiocronache del campionato di basket. Facevo la spola tra Cantù, Varese, Milano. Il massimo.
Ed eccola cantore radiofonico del ciclismo.
Nel 1989 mi chiamano a sostituire Claudio Ferretti, non uno qualunque. Primo giro d'Italia con Enrico Ameri sulla radiomobile, Alfredo Provenzali in motocicletta. Non so se mi spiego. Io copro il traguardo. L'esordio è a una Tirreno-Adriatico; non azzecco un nome che sia uno nella volata che pare travolgermi. Poi mi sono preparato e raramente ho sbagliato un ciclista.
Chi è stato il più grande secondo lei?
Gianni Bugno. Era elegantissimo sui pedali.
Marco Pantani?
Il ciclismo italiano aveva bisogno di miti. I suoi scatti in salita sono stati uno spot formidabile. Purtroppo si è lasciato trasportare oltre i suoi limiti umani.
E di Lance Armstrong che idea si è fatto?
Ricordo che lo vidi a una Roubaix a metà degli anni '90. Gli avevano appena diagnostica il tumore. Mi sembrò un cadavere che cammina. Qualche hanno dopo ha vinto sette Tour consecutivamente. Non c'è molto altro da aggiungere.
Nel 1998 diventa responsabile dei radiocronisti della Rai e nel 1999 la chiamano a dirigere la sede Rai regionale.
Doveva essere un incarico a tempo limitato. Sono rimasto invece 13 anni chiudendo così la mia carriera.
Con quale bilancio?
Da radiocronista ho seguito 11 Giri d'Italia, 9 Tour, 11 Mondiali di ciclismo, 8 Mondiali di sci e 5 Olimpiadi tra estive e invernali. Come direttore mi sono speso con molta attenzione affinché nell’informazione fossero rispettate e valorizzate tutte le anime di questa nostra complessa regione. Su questo punto sono a posto.
Anche fuori dallo sport non le sono mancate le soddisfazioni.
Il momento più importante è stato l'organizzazione della ripresa in diretta della visita di Benedetto XVI ad Aquileia su sollecitazione del vescovo De Antoni. Gli dissi: siamo due incoscienti; lei a chiedere questa cosa e io a dirle che si più fare. Le difficoltà tecniche da superare erano enormi, ma riuscimmo nell’intento anche grazie alla collaborazione della Tv di Lubiana e di Capodistria.
Dal 2007 lei è uno dei 17 componenti del Consiglio di indirizzo della Fondazione Carigo, che tra poche settimane eleggerà il nuovo cda e il nuovo presidente. Ci sta facendo un pensierino alla presidenza ora che ha tempo a disposizione?
Non è questione di posti ma di contenuti. Io mi sono impegnato in questi anni perché il cdi della Fondazione privilegiasse il sostegno al sociale, finanziando iniziative che aiutino effettivamente il territorio sul piano dell'assistenza e della solidarietà. Bisogna saper cogliere il segno dei tempi.
Chi sarà il prossimo presidente della Fondazione Carigo?
Ci sono logiche molto complesse e normative assai ingarbugliate sull'eleggibilità. Spero si trovi una linea comune e non si torni alle vecchie spaccature.
La indicano come il candidato ideale nell'Isontino dell'ipotizzata Lista Serracchiani per le Regionali. Sbagliano?
Ho parlato con il segretario regionale del Pd una sola volta. E questo è successo molto tempo fa.
Si vede lei nel prossimo Consiglio regionale?
Da un anno a questa parte sul mio conto si è fatta molta “disinformatia”, e speculazione.
Dunque?
Osservo quello che sta succedendo.
E cosa vede?
Negli anni '70 e '80 Gorizia aveva tre assessori regionali. Adesso pesa di più il Monfalconese. E così sarà anche in futuro.
Tra un po' ci saranno le Primarie del Pd per le candidature alle Politiche. A lei le Primarie fanno venire l'orticaria...
Non ho mai rifiutato le Primarie ma volevo il confronto sui programmi. E farle al momento giusto. I fatti mi hanno dato ragione. Anche un certo Bersani che nell'Isontino incarna la maggioranza del Pd ripete che prima vengono i programmi, poi le alleanze e dopo i nomi. Ragionamenti da inserire in un ipotetico manuale da consegnare anche a chi si accosta alla politica e avrebbe bisogno di un bel corso Cepu .
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