“Colpo” a casa Antonini, tre a processo

Il giardiniere e due complici rinviati a giudizio dal gup Nicoli per il maxifurto di Capodanno. Prima udienza il 13 gennaio
Di Piero Rauber

Era nell’aria da mesi, ma solo ieri le previsioni che si respiravano a Foro Ulpiano si sono fatte certezza: per il maxifurto di Capodanno a casa del professor Alfredo Antonini, avvenuto esattamente due anni e mezzo fa, ci sarà un processo. Inizierà a gennaio, verrà celebrato con rito ordinario (in pubbliche udienze, dunque) e conterà tre imputati: l’ex giardiniere di casa Antonini Darko Dordevic, serbo di 38 anni, oggi latitante, ritenuto il basista, la mente del colpo, e i suoi due complici nonché esecutori materiali del colpo stesso Dragan Marinkovic e Nicodije Urosevic, di 42 e 38 anni, nativi rispettivamente d’Austria e Serbia, che vivono a Roma. Tutti d’origine rom, tutti accusati dello stesso reato: furto in abitazione pluriaggravato in concorso.

Proprio ieri infatti il giudice per l’udienza preliminare Giorgio Nicoli ha accolto la richiesta del pm Antonio Miggiani, titolare del fascicolo contenente le indagini della Squadra mobile, e ha rinviato a giudizio i tre presunti ladri. Contestualmente, il giudice ha sciolto le riserve sulla costituzione in giudizio dei componenti della famiglia Antonini, ammettendola. Entreranno pertanto a processo da subito, come parti civili, lo stesso avvocato Antonini, la moglie Maria Guarini e i due figli Vincenzo e Giovanna. Alfredo Antonini e la figlia sono assistiti dall’avvocato Claudio Giacomelli, Maria Guarini e il figlio sono rappresentati rispettivamente dagli avvocati Alessandra Gaggia e Daniele Casciano. I difensori dei tre uomini finiti alla sbarra, invece, sono l’avvocato Maria Genovese, che tutela Dordevic, e gli avvocati del foro di Roma Michele Petracca, Antonio Gugliotta e Alessio Armando Peluso, i primi due per Marinkovic e il terzo per Urosevic. Nessuno dei tre indagati divenuti imputati era presente ieri in aula. Dordevic, in particolare, ha lasciato a suo tempo l’Italia riparandosi presumibilmente in Serbia o in Montenegro, dove gli inquirenti ritengono viva adesso con i proventi delle vendite dei gioielli, dal valore totale vicino ai 150mila euro, rubati a casa Antonini. Il suo viaggio di sola andata, da Trieste verso i Balcani, è fatto coincidere con il momento in cui lo stesso Dordevic era in attesa del pronunciamento della Cassazione, chiamata a esaminare l’opposizione del suo difensore, l’avvocato Genovese, alle decisioni del Tribunale del riesame, che aveva accolto le istanze di misure cautelari avanzate dal pm Miggiani dopo che il gip Luigi Dainotti aveva ritenuto di non accoglierle. La Cassazione, alla fine, aveva sentenziato che a Dordevic dovevano scattare le manette ai polsi ma lui, a quel punto, non c’era più. Secondo le indagini seguite al maxifurto di Capodanno l’ex giardiniere, marito di una collaboratrice domestica della famiglia Antonini poi licenziata, una settimana prima, a Santo Stefano, si era incontrato al casello di Latisana con i suoi due futuri complici, specializzati proprio in incursioni nelle abitazioni, spiegando loro come entrare e dove trovare cosa. E la notte del colpo avrebbe fatto pure il palo in via del Lazzaretto Vecchio, ai piedi di casa Antonini. La prima udienza del processo, tecnicamente interlocutoria, di “smistamento”, si terrà il 13 gennaio davanti al giudice monocratico Francesco Antoni.

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