Commerciale fallita, sette rinvii a giudizio

Alla sbarra per bancarotta della ditta di San Giorgio di Nogaro il titolare Sistro, i familiari e l’intero staff
Di Luana De Francisco

SAN GIORGIO DI NOGARO. Tutti a giudizio, tranne l’unico imputato che ha scelto la strada del rito abbreviato, per la presunta bancarotta fraudolenta della Commerciale Friuli Srl di San Giorgio di Nogaro, la società operante nel settore del commercio di abbigliamento che tre anni fa rilevò la Cdm srl, del gruppo Mazzorato, all’epoca in liquidazione e con nove punti vendita sparsi tra il Friuli (a Sacile a Trieste) e il Veneto, e che fu dichiarata fallita nell’ottobre del 2011. Accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto, Raffaele Tito, ieri, il gup del tribunale di Udine, Paolo Lauteri, ha disposto per tutti il rinvio del procedimento davanti al tribunale collegiale. Il processo comincerà il 16 aprile.

Dell’ipotesi di concorso nella distrazione degli incassi - quasi 1,2 milioni di euro - derivanti dai negozi di Mazzorato, sono chiamati a rispondere Giuseppe Paolo Sistro, 58 anni, nativo di Udine e residente a San Felice a Cancello (Caserta), in qualità di amministratore di fatto dell’azienda, e il figlio Agostino, 33 anni, originario di Palmanova. Entrambi sono stati arrestati dalla Guardia di finanza di San Giorgio di Nogaro nel settembre scorso e sono tuttora detenuti. Stessa accusa per Maria Rosaria Carfora, 55 anni, moglie di Giuseppe Sistro, e per la figlia Maria Sistro, 30, residente a San Giorgio di Nogaro, così come per Loredana Pascarella, 30, moglie di Agostino, oltre che per Massimo Bistoni, 48, di Perugia, amministratore dell’azienda dal 4 novembre 2010 alla data del fallimento, e per Simone Ciardi, 45, residente a Signa, responsabile commerciale dell’azienda. È stato proprio Ciardi, difeso dall’avvocato Luca Ponti, a chiedere il rito abbreviato secco. L’udienza, per lui, è stata rinviata al 21 marzo. Tutti assistiti dall’avvocato Francesco Murgia, del foro di Treviso, invece, gli altri imputati. A Pascarella, Bistoni e Sistro la Procura contesta anche il concorso nella dichiarazione infedele: per il periodo d’imposta 2010, avrebbero indicato ricavi pari a zero, a fronte di ricavi accertati per 1 milione 623.484.

Il meccanismo, secondo l’accusa, consisteva nel fare migrare i capitali ottenuti dalla vendita di capi d’abbigliamento da un’azienda all’altra del labirinto costituito ad hoc dai vari componenti della famiglia. Oltre 525 mila euro sarebbero finiti alla Sma srl, altri 295 mila alla Sistro immobiliare srl, 15 mila alla Carchiaia srl, 185 mila alla Rossi costruzioni spa, 95 mila alla Sistro immobiliare, 21 mila alla Costruzioni il mattone srl. Senza contare i quasi 343 mila euro versati in favore di soggetti diversi senza alcuna specifica giustificazione.

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