Compie oggi 70 anni Gino D’Eliso, nonno felice dall’animo rock

L’età non frena lo storico cantautore: «Dopo l’estate un nuovo cd» 
Gianfranco Terzoli

il conto tondo



Settanta, ma non sentirli. Compie gli anni oggi un cantautore triestino che nell’album dei ricordi può annoverare incontri con mostri sacri come Rod Stewart, Lucio Battisti, Ivan Graziani e Rino Gaetano. Sette decadi di musica e successi scolpite nel cuore della pietra, cioè del rock. Anzi, del Mitteleurock. Risale al 1967 l’esordio con il suo primo gruppo.

«Che non avrei potuto più smettere di suonare – ricorda Gino D'Eliso – l’ho capito a 16 anni, esibendomi al Paradiso con i The Childrens. Facevamo cover di tutto quello che andava in quegli anni, dai Beatles ai Rolling Stones fino ai Procol Harum e cantavamo in inglese. Penso sia stato il momento più creativo della storia. Allora non ce n’erano tanti di gruppi così: eravamo avanti». I suoi brani più famosi? «Come sempre primavera”, che mi ha dato qualche soddisfazione economica, “Quelli più belli”, ancora attualissima, avrei potuto scriverla oggi, “All’ora del the”, “Ribelli sempre” o le più recenti “Ridatemi i congiuntivi” e “Anni sull’altipiano”. “Santi ed eroi” è forse il disco che amo maggiormente, “Cattivi pensieri” quello che ha venduto di più. Ma proprio a quel punto sono uscito dal giro: non mi sono mai piegato a compromessi». Settant’anni, ma per D’eliso – nonno felice, dall’animo sempre rock – siamo solo all’inizio. «Ho inciso oltre 300 canzoni – rivela – comprese colonne sonore per la tv e ho nel cassetto più di mille inediti. Dopo l’estate uscirà un nuovo cd a cui sto lavorando con Max Troian e sarà distribuito a livello nazionale. Sarà rock “di brutto”. Nel frattempo ho scritto e disegnato: “pupoli” ispirati alla vita sangiacomina. Ed è già pronto un “best” con versioni dei miei classici rivisitati». Rimpianti? «Non ne ho. Quello che non rifarei è pubblicare “Ti ricordi Vienna?” in quei termini. L’arrangiamento era troppo funky, i miei provini erano più rock: ci avevano suonato Eugenio Finardi, Claudio Pascoli e Walter Calloni. Il resto, citando Frank Sinatra, l’ho fatto tutto “a modo mio”».—



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