Compra cannabis “light” in un negozio. La polizia lo ferma e lo porta in Questura

TRIESTE Entra in un negozio di cannabis “light”, compra un barattolino di fiori di canapa, esce e la polizia lo porta in Questura. È accaduto giovedì a un ingegnere di quarant’anni, originario della Sicilia ma a Trieste per ragioni lavorative.
Il quarantenne si è recato al “Hemp store” di viale XX Settembre 40/A, un punto vendita aperto un anno fa. «Ho preso una semplice confezione di infiorescenze, fiori di canapa», racconta l’uomo. Un “Orange bud”, per l’esattezza, questo il nome del prodotto. È commercializzato dalla Agrotech srls di Rieti: sul tappo c’è chiaramente scritto che la sostanza è «100% legale» e che contiene un Thc inferiore allo «0,6%», cioè il limite stabilito dalla legge. Un limite, va precisato, ribassato ulteriormente da una recente circolare del ministero dell’Interno che ha fissato la soglia allo 0,2% per questo genere di articoli. Ma l’Orange bud commercializzato dal negozio del viale, stando alla scheda chimica custodita dagli stessi gestori, sta sotto anche a quel tetto: «Tetraidrocannabinolo (Thc) totale 0,112», si legge nel documento.
Come si spiega allora l’operazione della polizia? «Non ho idea – riflette l’ingegnere – sono rimasto sbalordito. Gli agenti comunque non mi hanno fermato subito, cioè all’esterno dell’Hemp store – precisa – ma circa 200 metri dopo. Erano in tre e in borghese. Mi hanno mostrato il distintivo dicendomi che dovevano sequestrarmi ciò che avevo comprato. Quindi mi hanno fatto salire su un’auto per accompagnarmi in Questura». L’ingegnere aveva pagato la confezione 48 euro. E quando era in strada aveva ancora in tasca lo scontrino.
«In Questura – prosegue il quarantenne – mi hanno fatto un verbale di sequestro annunciando che avrebbero fatto analizzare il prodotto. E, hanno aggiunto ancora, se fosse risultato quanto riportato sull’etichetta non ci sarebbero stati problemi. Altrimenti, cioè se fosse stata riscontrata una percentuale superiore, mi avrebbero contestato l’articolo 75 (D.P.R. 309/90, la norma in materia, ndr) ai sensi del quale io risulterei un consumatore di sostanze stupefacenti.
E di conseguenza sarebbe stata avvisata la Prefettura. Ma io non ho acquistato droga perché – osserva l’uomo – sono consapevole di essermi rivolto a un negozio che svolge un’attività legale e di aver preso una sostanza altrettanto legale proprio perché la percentuale di Thc è bassa, come riportato sul barattolo. Personalmente l’avrei tenuta in casa come pianta ornamentale oppure, non lo so... forse avrei potuto anche prepararmi un infuso per dormire meglio, visto che sto attraversando un periodo di lavoro stressante. In ogni caso, se si devono eseguire accertamenti, non capisco perché non si controlla direttamente il negozio – conclude – ma si ferma la gente per strada portandola in Questura. Mi sono sentito trattato come un criminale».
All’Hemp store confermano di aver notato quel giorno un certo movimento all’esterno del negozio. L’ingegnere non sarebbe stato l’unico. «Noi abbiamo i certificati chimici per ogni articolo che teniamo – precisa Eleonora Visintin, la titolare – e il prodotto che abbiamo venduto a quella persona che ha subìto il sequestro è perfettamente in regola: ha un Thc di 0,11, quindi al di sotto dello 0,2 previsto per i rivenditori di infiorescenze».
Ma la vicenda potrebbe non finire qui. Il quarantenne portato in Questura si è rivolto a un legale, l’avvocato Antonio Cattarini. «Il caso è preoccupante – rileva l’avvocato – controlli del genere scoraggiano e allarmano tanto i venditori quanto gli acquirenti. Anche perché parliamo di un negozio legale e di prodotti legali: per quale motivo si deve ritenere che la sostanza non sia nei limiti? Lo domanderemo alla Procura e alla Questura». —
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