Controlli sulla cannabis light, i negozianti: «Affari rovinati»

TRIESTE I controlli sui prodotti acquistati dalla clientela all’Hemp store di viale XX Settembre, negozio specializzato nella vendita di cannabis light, non sono gli unici che la polizia ha avviato in queste settimane.
Gli agenti stanno procedendo con accertamenti a campione anche sui prodotti di altri punti vendita e, probabilmente, pure nei confronti dei distributori automatici.
Le verifiche, stando a quanto si apprende dalla Questura, mirano ad appurare che la quantità di Thc contenuta negli articoli commercializzati corrisponda ai parametri di legge.
Ma l’iniziativa non è del tutto gradita agli esercenti. Anche perché i controlli non avvengono nei punti vendita, ma sono attuati nei confronti degli acquirenti. Come in effetti è accaduto recentemente a un ingegnere di quarant’anni, che si era recato all’Hemp store per comprare una scatoletta di fiori di canapa: un “Orange bud”, questo il nome del prodotto, da 48 euro.
Sulla confezione era precisato che la sostanza è «100% legale» e che contiene un Thc inferiore allo «0,6%», cioè il tetto fissato dalle normative in materia.
Il quarantenne è stato fermato all’esterno del negozio da tre poliziotti in borghese. «Mi hanno mostrato il distintivo dicendomi che dovevano sequestrarmi ciò che avevo comprato, quindi mi hanno fatto salire su un’auto per accompagnarmi in Questura – ha raccontato l’uomo – e poi mi hanno fatto un verbale di sequestro dicendomi che il prodotto sarebbe stato analizzato».
Un modus operandi che non trova d’accordo i negozianti. «Anche i nostri clienti – spiega Alesh Trcek, titolare del Punto G shop di via del Broletto – ci hanno riferito di essere stati fermati all’esterno dai poliziotti in borghese. Nel nostro caso non ci sono stati sequestri, ma i prodotti sono stati fotografati e – aggiunge – i poliziotti hanno rivolto alle persone alcune domande, cioè come vengono venduti i prodotti e quale indicazione forniamo noi negozianti sull’utilizzo. Ritengo sia giusto controllare, ma così facendo la gente si allarma e poi non viene più. Non ci si fida. Infatti abbiamo riscontrato un calo delle vendite. La polizia può venire tranquillamente a verificare da noi ciò che abbiamo: vendiamo solo prodotti confezionati e legali. Ma fermando le persone per strada si crea preoccupazione».
Così il gestore de L’erba proibita di via dei Giuliani: «Da noi non ci sono stati accertamenti del genere – osserva Matteo Bruch – ma ritengo sia più opportuno rivolgersi direttamente a noi commercianti, accertando ciò che vendiamo. Il negozio in cui lavoro io ha tutta la documentazione d’acquisto in regola con cui si può tracciare l’intero prodotto, dalla produzione alla rivendita. La merce è accompagnata da certificazioni e schede tecniche secondo quanto previsto dalle normative».
Esprime preoccupazione pure la titolare dell’erboristeria Giardino di Vale in Cavana, Valentina Padovan Tomada, che vende anche articoli a base di cannabinoidi. «Dopo che è uscita la notizia dei controlli all’esterno dei negozi – afferma – anch’io ho subìto un brusco calo delle vendite. La gente si è spaventata». —
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