Coronavirus, ateneo e Sissa cancellano missioni e stage in Cina

TRIESTE Preoccupazione e incertezza. Ma anche decisioni operative come quelle dell’Università e della Sissa di annullare le missioni programmate in Cina. In Friuli Venezia Giulia il mondo dell’economia, della ricerca e dei traffici reagisce con attenzione alta, seppur senza allarmismi, al fenomeno coronavirus.
Il rettore Roberto Di Lenarda informa di un’interlocuzione con la Crui, la Conferenza dei rettori degli atenei italiani, al termine della quale si è appunto deciso per la via della prudenza. «Alcune attività direzione Cina erano in agenda nei prossimi mesi per docenti e studenti e abbiamo ritenuto opportuno sospenderle. Non è detto che non si faranno ma, al momento, preferiamo evitare qualsiasi rischio per la salute».
In Università è anche in fase di completamento il censimento di eventuali studenti triestini in territorio cinese (non ne risulta nessuno), mentre per quel che riguarda ragazzi cinesi iscritti ai corsi in città si viaggia tra le dieci e le venti persone, «senza che ci sia alcun motivo per preoccuparci. Speriamo in ogni caso che l’emergenza si risolva al più presto - auspica Di Lenarda - visto che è nostro interesse implementare la presenza di cinesi da noi anche in relazione alla comunità presente a Trieste».
Le attività annullate? «Alcune Summer School come per esempio quella dello scorso agosto del dipartimento di Studi umanistici a Nanchino. Anche sulla base di accordi a livello ministeriale, i bandi riguardano vari dipartimenti».
In partenza per la Cina ci sarebbe pure personale della Sissa, ma il direttore Stefano Ruffo spiega a sua volta la scelta della cautela: «Anticipando alcuni indirizzi poi arrivati dal ministero, al quale abbiamo fornito le informazioni riservate sulle presenze cinesi nella Scuola, e dopo una consultazione con colleghi di istituti nazionali come quello di fisica nucleare, in un cda di inizio settimana abbiamo cancellato le missioni verso la Cina e oggi (ieri ndr) diffuso un’informativa in cui si chiede a chiunque arrivi da quelle terre di adottare ogni precauzione di tipo sanitario e, in caso di sintomi, di astenersi dal venire in Sissa. In situazioni simili ci si organizza spesso in modo autonomo, ma abbiamo soprattutto cercato di fare rete».
Nessuna misura, al contrario, si è resa necessaria in Area Science Park e nemmeno in Icgeb, che tra l’altro l’anno scorso ha fondato una sede a Taizhou, all’interno del Parco scientifico di China Medical City, che già comprende più di 800 imprese nel settore biomedicale, con il centro triestino che fa da volano per la ricerca di nuovi farmaci e terapie innovative. «A livello operativo anche altre collaborazioni con la Cina non sono state sospese», fa sapere Icgeb.
A fare sintesi delle opinioni dell’economia è poi Sergio Razeto, presidente della Confindustria Venezia Giulia: «Con risvolti anche psicologici, l’impatto negativo sull’impresa sarà inevitabile, con una riduzione dei viaggi di business che è già iniziata». Tra le imprese che in Cina hanno pure una fabbrica, nei pressi di Shanghai, c’è la Danieli, ed è naturale l’attenzione con cui il colosso dell’acciaio guarda a quanto sta accadendo. Lo fa inevitabilmente anche il porto di Trieste, che ospiterà la direzione Salute della Regione lunedì per una riunione organizzativa. «La situazione è seria e speriamo che si risolva presto - commenta il segretario generale dell’Autorità Mario Sommariva -. Effetti economici? Le relazioni con la Cina sono importanti, qualcosa ci sarà».
Da Ronchi, invece – posto che nella serata di ieri è arrivato il provvedimento del governo relativo alla chiusura dei voli da e per la Cina –, non risultano diminuzioni di passeggeri da e per Roma e Monaco, gli hub in collegamento con la Cina. Sul fronte sanitario, informa l’ad Marco Consalvo, l’Usmaf, l’Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera, «è pronto e attrezzato. E siamo in contatto con le strutture della Regione nel caso ci fosse la necessità di verifiche». —
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