Cortesia, responsabilità, senso civico in aula

Siamo tutti contenti di essere tornati a scuola. È bello aver ripreso un percorso in presenza, anche se alternato a momenti di didattica a distanza. Nella scuola dove insegno, le classi si avvicendano nelle aule più grandi: una settimana le prime e le terze, un’altra le seconde e le quarte, mentre le quinte sono sempre in presenza.
Il fatto di aver ripreso a frequentare la scuola, però, non è esente da dubbi e preoccupazioni. Leggiamo sui giornali il continuo aumento dei contagi, in Friuli Venezia Giulia come nel resto d’Italia. Le notizie di studenti positivi al Covid-19 e di classi poste in quarantena non lasciano tranquilli. Non solo noi docenti, ma anche gli stessi ragazzi. Questi ultimi vengono spesso associati alla “movida” , vengono dipinti come superficiali e poco attenti a rispettare le regole. Ma in ciò che vedo non è così. La scuola, come istituzione, anche per cautelarsi da eventuali conseguenze legali in caso di contagio, è molto attenta a far rispettare il distanziamento fisico, con il famoso metro di distanza “da bocca a bocca” . All’Università la distanza prevista, invece, è di due metri: evidentemente le regole vengono stabilite sulla base delle condizioni reali degli edifici e della possibilità di fare lezione nelle situazioni date.
Comunque, tornando ai miei studenti, li vedo molto attenti a rispettare queste regole. Quasi tutti indossano la mascherina anche quando sono seduti al posto. Ne abbiamo parlato. Ci si chiede perché se al cinema, a teatro, nei negozi, in chiesa, insomma in tutti gli ambienti chiusi, è obbligatorio indossare la mascherina, a scuola quest’obbligo non ci sia. Ricordiamo tutti la discussione estiva sulle mascherine a scuola. Alla fine si è optato per la non obbligatorietà quando sia garantito il metro di distanza interpersonale. I ragazzi stessi, però, si rendono conto che, in aule in cui non c’è un impianto di ricambio d’aria, tenere coperti naso e bocca significa ridurre l’emissione di “droplet” (le goccioline di saliva prodotte parlando o anche solo respirando), potenziale veicolo di contagio.
Così, anche se non c’è un obbligo stringente in tal senso, gli studenti rispondono con senso di responsabilità, attraverso un gesto di “cortesia” che, a quanto ci dicono gli esperti, può essere una valida strategia per preservare la salute propria e altrui: una bella lezione, questa volta impartita dagli stessi alunni, di “educazione civica” .
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8. – continua
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