COSÌ INTERNET FINIRÀ DENTRO OGNI OGGETTO

di STEFANO BARTOLI
Dall’aumento epocale del traffico dati, basato notoriamente sul successo degli smartphone (gli utenti passati al velocissimo 4G triplicano regolarmente il loro traffico), alla crescita esponenziale delle applicazioni che spaziano in molti aspetti della vita di ogni giorno, compresi auto, casa e tutti i progetti di Smart city. Sì, i cosiddetti telefoni intelligenti determinano anche questo, un futuro fatto di nuove idee che vengono raccolte sotto il nome di Internet of things, cioè l’Internet delle cose, con il passaggio da aspetti di nicchia a core business del mercato. Focalizzando l’attenzione sul contesto italiano, come sottolineano ad esempio da un’azienda leader come Vodafone, pochi dati bastano a dare una misura del fenomeno: gli ambiti applicativi più consolidati contavano nel 2014 oltre 8 milioni di oggetti connessi tramite rete cellulare (più 33 per cento rispetto al 2013) e muovevano un valore di mercato pari a 1,15 miliardi di euro (più 28 per cento rispetto al 2013). Se aggiungiamo i 400 milioni basati su oggetti connessi con reti diverse da quella cellulare (ad esempio Wireless M-Bus e WiFi) si raggiunge un totale di 1,55 miliardi.
Dalle auto alla casa. Oltre ai numeri, proprio l’anno scorso è stato caratterizzato da forti movimenti in tre ambiti applicativi che sosterranno la crescita dell’Internet delle cose in Italia e non solo. In primo luogo la Smart car, in cui non si arresta la diffusione delle “scatolette” Gps/Gprs installate con finalità assicurative, in attesa dell’arrivo di auto connesse in modo nativo dalla produzione; in secondo luogo la Smart home, ambito in cui si assiste alla proliferazione di nuovi attori, prodotti e servizi basati sulle informazioni raccolte dagli oggetti connessi presenti in casa, tipo il frigorifero che si accorge che manca il latte e provvede a ordinarlo; infine, lo Smart metering gas, che costituisce nell’immediato un’opportunità concreta verso lo sviluppo di progetti in ambito Smart city in Italia.
«Attraverso ad esempio una scatola nera capace di raccogliere dati e realizzare misure molto precise, installata a bordo dell’auto e connessa alla rete con una Sim, – spiega Alessandro Canzian, Head of corporate marketing di Vodafone Italia – è possibile capire l’uso effettivo dell’automezzo, premiare i comportamenti di guida virtuosi e disincentivare quelli più rischiosi. Le compagnie di assicurazioni possono ad esempio costruire offerte commerciali basate sul numero di giorni di reale uso dell’auto e, in caso di incidente, verificare cosa sia effettivamente avvenuto».
«Il gruppo Vodafone – prosegue il manager – crede molto nell’Internet delle cose e nel nostro Paese, al punto che ha acquisito l’azienda Italiana Cobra (ora Vodafone Automotive): sarà il nucleo intorno al quale sviluppare le tecnologie per la telematica di bordo, sia delle autovetture sia di altri mezzi di mobilità, e per arricchire la base di dati su cui sviluppare i Mobile analytics».
Le nuove esigenze. Dunque, riprendiamo dal dato di base e cioè dal fatto che nel 2011, per la prima volta, le vendite di smartphone a livello mondiale hanno superato quelle dei personal computer, un divario destinato ad aumentare in modo significativo nei prossimi anni. Se negli ultimi tempi si assiste a un aumento epocale della richiesta di dati (gli ultimi calcoli parlano dell’81 per cento in più a livello mondiale solo sul mobile), quest’ultimo risulta sostenuto dal lancio sui mercati proprio di nuove applicazioni, servizi e device fissi e mobili che hanno bisogno proprio di una maggiore disponibilità di traffico. E in questo campo si incrociano attualità e futuro, visto che il campo è saldamente occupato da smart tv, terminali indossabili come gli Apple watch e i Google glass (entrambi utilizzabili solo insieme con il telefono intelligente), le soluzioni di Smart home e di video conferencing, i servizi di entertainment come videostreaming (basta pensare a Netflix e ai suoi servizi on demand, ma anche alla Apple tv, a Sky online, a Infinity di Mediaset) e di musica online: si tratta di tecnologie e di servizi sempre più diffusi che richiedono reti più veloci e performanti, con la conseguente esigenza di reti fisse e mobili a banda ultralarga, come l’attuale 4G e naturalmente la fibra ottica.
Evoluzione senza sosta. Da sottolineare in conclusione alcune cifre che completano l’idea del fenomeno. Alla fine dell’anno scorso gli smartphone presenti in Italia erano 34,4 milioni, i tablet 12 milioni, ma gli strateghi del mercato stimano che si raggiungeranno i 45 milioni di unità già entro la fine del 2019: davanti a queste dimensioni diventa veramente difficile prevedere che cosa ci troveremo in mano in quell’epoca, quali strumenti e quali tipi di terminali, in sostanza che cosa sapranno fare l’iPhone 8 o 9, il Samsung Galaxy 9 o 10 o magari il modello rivoluzionario che creerà una qualche start-up californiana.
L’unica cosa certa è che avremo davanti un sistema in grado di mettere in relazione diretta sensori, macchine e tutto ciò che ci serve per vivere o lavorare.
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