Cosolini, una notte in piazza con gli operai della Sertubi

Il sindaco è arrivato ieri sera verso le 22.30 davanti al Municipio per appoggiare la protesta, accanto a chi si è incantenato. Uno di loro è stato colto da un attacco renale e portato all’ospedale
Di Laura Tonero
Silvano Trieste 11/11/2012 Cosolini con i lavoratori della Sertubi
Silvano Trieste 11/11/2012 Cosolini con i lavoratori della Sertubi

Ieri sera verso le 22.30 il sindaco Roberto Cosolini si è presentato munito di pesante giubbotto sotto il Municipio. Pronto a dormire e a passare l’intera notte con gli operai delle Sertubi che da venerdì scorso sono incatenati all’entrata del Comune e in sciopero della fame. Così come altri due loro colleghi legati con una catena al container sistemato in piazza della Borsa.

«I lavoratori in queste circostanze non si devono sentire soli, - ha dichiarato il primo cittadino prendendo posto nel gazebo -il mio vuol essere un segnale di vicinanza ma anche un modo per accendere i riflettori sulla necessità, anche di fronte ad una crisi e una vertenza, di regole di civiltà».

Ieri sera, poco prima che Cosolini arrivasse al gazebo, Bruno Primitivo, uno degli operai legati con catene e lucchetti alle caviglie al palazzo municipale, si è sentito male. Ha avuto una colica ed è stato trasportato all’ospedale di Cattinara dove è stato tenuto sotto osservazione.

La decisione di Cosolini, il gesto eclatante di condividere materialmente con gli operai quella forma di protesta, rende l’idea di quanto i tempi e i margini di trattativa con Sertubi - Jindal siano ormai agli sgoccioli. Si tenta il tutto per tutto.

«Se non si vuole che la coesione sociale civile vada a quel paese, - valuta il sindaco - bisogna sedersi attorno ad un tavolo e trovare una soluzione. Le crisi non si affrontano a colpi di rinvii». La decisione dell’azienda, comunicata via fax da Leonardo Montesi, amministratore delegato di Jindal Saw Italia, di non prendere parte al tavolo di crisi previsto per domani mattina in Prefettura, ha gettato tutti nello sconforto. Se prima istituzioni e operai nutrivano un filo di speranza per una soluzione meno dolorosa di quella prevista dal piano Jindal, ora qualcuno non ci crede veramente più. Il piano prevede lo stop alla produzione, mantenimento soltanto della struttura commerciale e logistica e 148 esuberi con mantenimento di 60 dei 208 lavoratori. Senza accordo, Jindal, che ha in affitto Sertubi, restituirà le chiavi al proprietario Duferco che, come ha preannunciato Antonio Gozzi, amministratore delegato dell’azienda, chiuderà la fabbrica. «Capisco che l’azienda sia composta da diverse realtà e che questo richieda certe tempistiche, - constata il sindaco - ma questo non può andare a discapito dei lavoratori». «Se nei prossimi giorni - avvisa - non arriva un segnale importante, sono pronto a prendermi gli operai e ad andare con loro a Roma. Non possiamo manifestare tra di noi, le proteste a Trieste non servono più». Cosolini ha già chiesto a Duferco, visti i rapporti diretti con Jindal, di far presente agli indiani la necessità di maggior chiarezza. Oltre a delle garanzie. Per discutere il piano che hanno presentato, il Comune chiede venga attuata la cassa integrazione e non la mobilità oltre alla disponibilità di spazi nel caso un ’altra realtà industriale intenda insediarsi in quegli stabilimenti .

«Trieste - sottolinea il sindaco - non accetta comportamenti di questo tipo da un’azienda che si è insediata qui 5 anni fa con ambiziosi progetti industriali oltre che a una svanita intenzione di acquistare la Ferriera: ci vuole un minimo di coerenza». E proprio sulla questione Ferriera i sindacati preannunciano che tra qualche settimana lì il clima si farà incandescente. Gli operai sono già sul piede di guerra. «Da tempo sostengo vada preparata una riconversione, - spiega il sindaco - alla prossima riunione in Regione bisogna arrivare con una proposta ma quello che è determinante è l’impegno e il supporto del governo».

Sertubi, Duke e a breve lo scoppio del bubbone Ferriera. Nel prossimo bilancio comunale le linee guida sul Welfare non potranno non tener conto della situazione. «Stiamo subendo tagli enormi, - ammette il sindaco -e anche con le impostazioni previste dal patto di Stabilità rischiamo di restare senza strumenti».

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