Crac Alikè, niente patteggiamento Per Passaro il processo va avanti

Dichiarata inammissibile la nuova istanza presentata dai legali dell’ex amministratore della holding fallita nel 2009. La posizione dell’altro socio già definita a novembre. Prossima udienza il 6 maggio
Di Matteo Unterweger
Tommasini-Trieste-Tribunale
Tommasini-Trieste-Tribunale

«Inammissibile». L’istanza di patteggiamento presentata nuovamente ieri dagli avvocati di Dimitri Passaro è stata respinta. Questa la decisione del collegio giudicante presieduto da Filippo Gulotta e composto anche dai giudici Francesco Antoni e Massimo Tomassini, nell’udienza sul crac Alikè. Udienza al termine della quale la prosecuzione del procedimento è stata fissata al prossimo 6 maggio alle 12. In quella data partirà l’audizione dei testi. Per Dimitri Passaro, ex amministratore della holding immobiliare fallita il 19 febbraio 2009 con un buco da 25 milioni di euro e proprietaria anche di villa Hausbrandt (proprio lì, in viale Miramare, aveva sede la holding), l’iter giudiziario andrà avanti dunque con il dibattimento. Diversamente da quanto definito per l’altro ex amministratore, Gianluca Valenti, che lo scorso novembre aveva patteggiato la pena di due anni e 6 mesi dopo aver pagato alla curatela un milione e 450mila euro. L’accusa, per entrambi: bancarotta fraudolenta.

Dopo il rinvio a giudizio stabilito nel corso dell’udienza preliminare, quando il pm Antonio Miggiani si era opposto all’istanza di patteggiamento allora avanzata per Passaro dai suoi avvocati difensori Alberto Tarlao e Livio Grapulin, ieri i legali hanno tentato di reiterare la richiesta. Legandola, questa volta, a un futuro parziale risarcimento - quantificato in 600mila euro - del danno. Ma i giudici hanno rilevato come questa condizione non fosse stata inserita appunto nella prima richiesta di patteggiamento, ritenendo pertanto che «non è possibile in questa sede valutare se il dissenso manifestato in sede di udienza preliminare dal pubblico ministero sia stato giustificato o meno» e inoltre che «l’istanza oggi proposta, in quanto nuova e diversa da quella precedente, non rientra - specifica l’ordinanza emessa dal collegio giudicante - nella previsione di cui all’articolo 448» del Codice di procedura penale: per questi motivi, è stata giudicata non ammissibile. Niente patteggiamento per Passaro.

In aula, il pubblico ministero Miggiani, alcuni minuti prima della lettura della decisione dei giudici, si era opposto all’iniziativa dei legali di Passaro, evidenziando come in effetti il pagamento degli annunciati 600mila euro a favore del fallimento Alikè non fosse stato ancora corrisposto. Riguardo alla cifra, peraltro, era giunto per quanto informalmente un parere favorevole, naturalmente tale solo in caso di effettivo arrivo e versamento della somma stessa, da parte dell’avvocato incaricato di rappresentare le parti civili, cioè Emanuele Urso.

Nell’udienza di ieri, infine, l’avvocato difensore di Giuliana Giammello, ex funzionario della Cassa di risparmio del Friuli Venezia Giulia, accusata - nell’ambito del procedimento per il crac Alikè - di falso in bilancio per aver eseguito operazioni che hanno provocato la bancarotta, ha presentato eccezione di nullità dei capi d’imputazione a carico della propria assistita per mancanza di chiarezza e precisione e per omessa specifica della condotta messa in atto. E inoltre perché nel decreto che aveva disposto il rinvio a giudizio non era stato allegato un grafico cui si fa riferimento in un capo di imputazione. Il legale ha prodotto anche una memoria difensiva. Da parte sua, il pm ha chiesto il rigetto dell’eccezione di nullità. In merito, i giudici decideranno nell’udienza del 6 maggio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:alikèprocesso

Riproduzione riservata © Il Piccolo