Crac alla Mistral, scomparsi 14 milioni Sotto accusa l’ex legale rappresentante

La società italo-croata di carpenteria lavorava in appalto per Fincantieri L’ammanco è stato scoperto dal curatore fallimentare, il commercialista Ressani
Di Corrado Barbacini

Casse svuotate, conti correnti azzerati. Più di 14 milioni di euro. È questa la cifra - da capogiro - che secondo il pm Matteo Tripani è stata distratta dalla società Mistral. Una ditta, fallita nei 2012, che effettuava per conto di Fincantieri importanti lavori di costruzione navale.

Per Soldo Mladen, il legale rappresentante della Mistral, il pm Tripani ha chiesto il rinvio a giudizio. È ritenuto anche responsabile di un’evasione di oltre 3 milioni di euro. Il suo difensore, l’avvocato Roberto Corbo, ha chiesto al giudice per le indagini preliminari Giorgio Nicoli di patteggiare una pena definitiva di tre anni, senza sospensione, e di chiudere così la partita giudiziaria. L’udienza è stata fissata per il prossimo 18 ottobre.

A scoprire il buco milionario del consorzio Mistral è stato il commercialista Emilio Ressani, a suo tempo nominato dal Tribunale curatore del fallimento della società che si occupava sostanzialmente di carpenteria. Ha accertato le gravi irregolarità ipotizzate dalla guardia di finanza e ha consentito l’avvio del procedimento penale da parte del pm Tripani a carico dell’ex legale rappresentante.

La Mistral, fino al fallimento, è stata una società consortile di diritto italiano con sede a Trieste partecipata da tre società di diritto croato, Galeb doo (al 30%), Progres doo (al 15%) e Tehnocoop doo (al 55%), tutte di Fiume e amministrate da Soldo Mladen. L’unico cliente della Mistral era la Fincantieri, per la quale lavorava per l’appunto in appalto negli stabilimenti di Monfalcone e di Genova Sestri. Le indagini della guardia di finanza, condotte in collaborazione con la polizia croata, hanno permesso di appurare che il rilevante importo di 14.184.000 euro era stato pagato alla consorziata Galeb doo a fronte di operazioni inesistenti. Operazioni in qualche modo connesse al cosiddetto sistema della paga globale, diffusa nell’appalto Fincantieri, che tutto “assorbe”, tra retribuzioni differite, tredicesima, quattordicesima, Tfr e permessi per raggiungere importi superiori allo stipendio base, risparmiando sui contributi non versati a favore del lavoratore.

Così è scattata nei confronti del legale rappresentante della Mistral l’accusa di bancarotta fraudolenta per distrazione di false fatturazioni per operazioni inesistenti. Sul piano penale va aggiunta anche la scomparsa di buona parte dei documenti e delle scritture contabili. Un sistema, questo, per non permettere agli investigatori la ricostruzione e del patrimonio aziendale e degli affari. E, ancora, la mancata presentazione delle dichiarazioni fiscali da parte della Progres doo, società di diritto croato ma che, operando in concreto nei cantieri di Monfalcone e di Genova, costituiva una stabile organizzazione in Italia, con il conseguente obbligo di presentare le dichiarazioni fiscali e pagare le relative imposte per le attività produttive poste in essere appunto nel territorio nazionale. Per quest’ultimo aspetto gli investigatori hanno contestato un omesso pagamento di imposte per quasi tre milioni di euro.

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