Crac Supercar da 1,3 milioni L’accusato attacca lo Stato
Accusato di aver «distratto, dissipato e occultato» i beni della società dichiarata fallita dal Tribunale nel 2011. E di aver accumulato nei due decenni precedenti un debito con Equitalia di oltre 1,3...

Accusato di aver «distratto, dissipato e occultato» i beni della società dichiarata fallita dal Tribunale nel 2011. E di aver accumulato nei due decenni precedenti un debito con Equitalia di oltre 1,3 milioni di euro. Il settantaduenne Sergio Orlandi, ex amministratore della “Supercar”, una ditta con sede a Campanelle che si occupava di soccorso stradale e di deposito giudiziario delle automobili sequestrate, si dichiara del tutto innocente. Anzi, dice di essere lui stesso vittima dello Stato.
Su di lui pende una richiesta di rinvio a giudizio, formulata dal pubblico ministero Massimo De Bortoli e su cui dovrà esprimersi il gup Luigi Dainotti. Non prima però di altri accertamenti sull’indagine preliminare di cui si incaricherà lo stesso pm. L’udienza per Orlandi, difeso dall’avvocato Maria Genovese, è attesa per la prossima primavera, in aprile.
Dal 2005 l’ex imprenditore, stando all’accusa, non teneva più alcuna scrittura contabile, neppure quelle obbligatorie previste dalla legge; circostanza, questa, che ha reso impossibile la ricostruzione del patrimonio sociale e il movimento degli affari. Il settantaduenne, inoltre, all’epoca dei fatti non avrebbe neppure richiesto il fallimento, «aggravando» così «il dissesto» della società di cui era a capo.
Ma l’imputato dà tutta un’altra versione dei fatti. «Non è colpa mia», afferma. «Io ho chiuso la ditta perché lo Stato non mi pagava - contrattacca -, infatti durante il periodo di attività io avanzavo ben 860mila euro. Il motivo? Gli enti per cui tenevo in deposito giudiziario i veicoli sequestrati dalle forze dell’ordine, come la Prefettura ad esempio, mi liquidavano il dovuto soltanto saltuariamente. Spesso non mi davano nulla dicendomi che non c’erano soldi, quindi ho dovuto fermarmi. Nel 2006 allora ho chiuso tutto e sono andato a lavorare come dipendente».
Orlandi sostiene di aver «provato» a portare i libri contabili in Tribunale «per ottenere un fallimento attraverso l’Inps, ma non è stato possibile».
E il maxi debito con Equitalia? «Tasse», spiega l’ex imprenditore, «ma più di tre quarti sono interessi. Io sono nullatenente, non ho niente con cui pagare».
Ma l’imputato, a suo dire, sarebbe stato vittima anche di un’altra beffa, sempre con gli enti pubblici. «Qualche anno fa, quando è stata costruita la pista ciclabile, la Provincia è venuta a portare via le macchine e i motorini che erano depositati, parliamo di circa 150 mezzi. Ma poi - racconta - ha messo in conto a me 400mila euro per la pulizia. Pazzesco. Quindi, non solo non venivo pagato, se non ogni tanto, ma mi sono trovato anche addosso quella cifra. Sono andato avanti finché ho potuto, poi ho mollato tutto».
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