Crisi, fallita la Savino costruzioni

Il settore dell’edilizia, messo così pesantemente in difficoltà dagli effetti della crisi, perde a Trieste uno dei suoi pezzi storici. È fallita, infatti, la Savino srl - Impresa di costruzioni edili, fondata nel 1954 dal geometra Mario Savino. La dichiarazione di fallimento, firmata in Tribunale dal giudice delegato Giovanni Sansone, porta la data del 18 luglio appena trascorso, pochi giorni or sono dunque.
La Savino srl, con sede in Campo Belvedere 6, era già in liquidazione da due mesi e aveva presentato domanda di concordato in bianco, con riserva d’accesso: il Tribunale di Trieste aveva infatti dato tempo 60 giorni per la presentazione di una proposta, necessaria per l’ammissione al concordato stesso. Nulla da fare, però. Le settimane sono trascorse e per la società non è stato possibile definire una soluzione. Il liquidatore Maurizio Savino ha quindi portato i libri in tribunale, presentando quella che è definita istanza di fallimento improprio. Poi, la pronuncia del collegio giudicante, con la contestuale nomina del curatore fallimentare, cioè l’avvocato Enrico Guglielmucci.
Attualmente sono 14 i lavoratori in carico alla Savino srl. Per loro è in fase di valutazione la possibilità di avanzare al ministero una richiesta di cassa integrazione straordinaria della durata di dodici mesi, come previsto in situazioni di questo genere «dall’articolo 3 della legge 223 del 1991», spiega proprio Guglielmucci. «Prima del fallimento - riepiloga ancora l’avvocato Guglielmucci - e anche prima della messa in liquidazione della società, era già stata attivata per i dipendenti la cassa integrazione ordinaria, scaduta poi a maggio ed in corso di rinnovo al momento della dichiarazione di fallimento per il successivo mese di giugno». Ma che, evidentemente, è stata superata dagli eventi. Ora, come accennato, si procederà con le valutazioni inerenti la cassa integrazione straordinaria. In questo senso, proprio oggi è previsto un confronto fra il curatore fallimentare e le organizzazioni sindacali ed «è stato già chiesto alla Regione - prosegue Guglielmucci - l’incontro per l’espletamento della procedura prevista dalla legge ai fini del successivo accesso all’ammortizzatore sociale, che dovrà essere disposto dal Ministero del lavoro». La domanda «presuppone una prospettiva di utile con la ricollocazione dell’azienda o di rami d’azienda - aggiunge il curatore -, che per l’appunto comporti l’assorbimento della forza lavoro o di almeno una parte di essa. Attesa l’operatività sino a poco prima del fallimento e l’esistenza di un rapporto di affitto di un ramo aziendale, ritengo le prospettive possano esservi. Verificheremo».
La situazione debitoria della Savino srl si attesta poco sotto i 7 milioni di euro. Il patrimonio della società, fra immobili, partecipazioni e attrezzature di proprietà, si aggira attorno ai 3-3,5 milioni: la quantificazione precisa sarà possibile solo alla fine di accurate valutazioni e stime. Dopo sessant’anni di attività dunque, la società fondata da Mario Savino, zio della parlamentare triestina Sandra (il cui ramo famigliare è invece operativo nel proprio studio commercialistico), deve arrendersi sotto i colpi di una crisi che anche nell’edilizia si sta riflettendo in maniera durissima.
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