Croazia e Serbia ai ferri corti congelati i rapporti diplomatici

TRIESTE. Sotto traccia, non percepita dall’Unione europea impegnata nella nascita della nuova Commissione, la tensione tra la Croazia, che ha appena ricevuto una vicepresidenza alla stessa Commissione Ue, e la Serbia, Paese in via di adesione all’Europa, è ai massimi livelli e basterebbe una scintilla per far “esplodere” scenari devastanti nel cuore di quei Balcani occidentali che proprio Bruxelles vuole accogliere nel proprio grembo.
La tensione è salita gradatamente, episodio dopo episodio, per assumere la dimensione attuale di vero e proprio incidente diplomatico con il tentativo di un gruppo di ufficiali e cadetti della Scuola militare di Belgrado di recarsi a rendere omaggio alle vittime serbe del campo di sterminio ustascia di Jasenovac in divisa. Respinti al confine dalla polizia croata, è iniziato lo scambio di accuse tra Zagabria e Belgrado con il presidente serbo Aleksandar Vučić pronto a ricordare come l’esercito del suo Paese sia pronto in ogni istante a difendere i confini.
Nel cuore del crescente ultranazionalismo croato poi è esplosa la bomba Milorad Pupovac. Il leader del partito dei serbi Sdss e deputato al Sabor (Parlamento) commentando il proselitismo dei neoustascia nel Paese ha affermato che la Croazia odierna è come quella che era retta dal poglavink Ante Pavelić (Ndh) ed è un fattore instabilità nella regione. Pronta la risposta dell’ultradestra croata. Sul cartello che si trova all’ingresso della cittadina natale di Pupovac, ossia Ceranje Donje, è stata affissa una foto del deputato serbo con la scritta «Uccidi il serbo».
Sotto la foto c’è anche scritto che tutto questo è la conseguenza della politica del premier Andrej Plenković (Hdz, centrodestra croato) che tristemente perseguita l’estremismo, il fascismo clericale e il nazionalismo dell’Hdz e della Croazia.
Pupovac ha, dal canto suo, rimarcato di non avere alcuna intenzione di diventare l’agnello sacrificale dello scambio di note diplomatiche tra Zagabria e Belgrado. Il suo partito sta ancora valutando se rimanere o uscire dall’attuale coalizione di governo e ai partiti che gli chiedono le sue scuse per quanto affermato sulla Croazia ustascia, Pupovac ha replicato che lui è stato già tacciato di essere un cetnico, un collaborazionista del governo serbo, un criminale e un assassino ma di non aver mai chiesto che chi ha affermato ciò si scusasse.
Se l’ambasciatrice serba a Zagabria Mira Nikolić non ha accettato la nota diplomatica della Croazia, quest’ultima ha rispedito al mittente la nota serba. Il primo ministro serbo Ana Brnabić ha sottolineato che le note di protesta non sono uno scontro tra Serbia e Croazia, ma tra fascismo e antifascismo. Sebbene il saluto "Za dom spremni” (Per la Patria pronti) sia un simbolo del Ndh ustascia, nessuna nota di protesta può cambiare la convinzione del regime e dei singoli individui che questo saluto fascista, nazista e ustascia sia accettabile.
Brnabić ha concluso affermando che il pericolo del revisionismo, che consente saluti per conto dei quali hanno massacrato bambini e bruciato persone innocenti e intere famiglie nelle chiese, durante cerimonie nazionali, eventi sportivi ed eventi per bambini, è stato portato anche all’attenzione dell’Europa.
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