Crociere e congressi calano ma lievitano i compensi

Le crociere calano, i convegni ristagnano, eppure gli stipendi di chi dovrebbe procurare sia le une che gli altri decollano. Mentre addirittura i politici si tagliano posti, prebende e vitalizi, Trieste terminal passeggeri, la società che gestisce la Stazione marittima e gli altri approdi per il traffico passeggeri, ignora la crisi che oltretutto rischia di far restare senza lavoro anche non pochi portuali, si tappa le orecchie dinanzi ai richiami alla spending review, vara supercompensi e tenta poi di stendere un’impenetrabile cover up sui nuovi stipendi che secondo quanto risulta all’Autorità portuale, oggi socio di minoranza della società, saranno per il 2013 di 75mila euro per il presidente Antonio Paoletti (con un aumento del 50% rispetto ai 50mila dell’anno scorso) e di 110mila euro per l’amministratore delegato Franco Napp. Non sono cifre enormi a livelli assoluti, ma lo sono se si considera che non si tratta di due manager a tempo pieno, ingaggiati in esclusiva, ma che Paoletti accumula una serie di cariche tra cui quelle, piuttosto impegnative, di presidente della Camera di commercio e di Confcommercio, e Franco Napp è responsabile di un’avviata azienda che opera proprio in ambito portuale.
I superstipendi in realtà non sono passati in modo liscio, ma all’interno dell’assemblea dei soci di Ttp si è consumato uno scontro tra la componente di maggioranza, cioé la società Tami partecipata da Unicredit, Costa crociere, Giuliana bunkeraggi di proprietà dello stesso Napp, Generali e Reguardia) che controlla Ttp al 60% e quella di minoranza, appunto l’Autorità portuale, la quale mantiene il 40% delle quote. «Sono stata delegata dalla presidente Monassi a partecipare a quell’assemblea - racconta ora Francesca Trampus direttore della sezione Demanio dell’Authority - con un mandato stretto e specifico: chiedere che venga rispettata la spending review e che sia anche applicato specularmente ciò che viene fatto nelle altre partecipate dell’Authority, in particolare Adriafer e Trieste porto servizi dove l’amministratore delegato ha un compenso annuale di 25mila euro. Quanto al presidente chiedevamo che si rimanesse all’incirca sui 60mila euro. Purtroppo però il nostro invito alla moderazione non è stato accolto e Tami, come del resto è in suo potere, ha unilateralmente deciso di sforare di parecchio queste cifre». «È stato un colpo di mano che mi ha fatta arrabbiare - aggiunge Monassi - società come queste appena fatta la privatizzazione, si ritengono libere da ogni vincolo». «É vero che presidente e amministratore delegato riceveranno compensi superiori - conferma Claudio Aldo Rigo, nominato da Unicredit nel cda di Ttp - ma va tenuto conto che il direttore generale (si trattava di Livio Ungaro, ndr.) è andato in pensione e le sue deleghe sono state redistribuite tra loro due. Ora per l’intero consiglio di amministrazione è stata stanziata una cifra inferiore rispetto a quella prima guadagnata dal cda più il direttore generale. La conseguenza per Ttp è addirittura un taglio delle spese e non certo un aggravio. Quindi il problema non esiste nemmeno dal punto di vista della spending review». Poco importa, evidentemente, se presidente e amministratore delegato si sono spartiti quasi per intero anche lo stipendio dell’ex direttore generale.
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