Cure in Slovenia, dal notaio per le detrazioni

Si chiamano traduzioni giurate. E vengono richieste in Friuli Venezia Giulia ai cittadini italiani per le spese mediche sostenute in Slovenia ai fini della richiesta della deducibilità fiscale. Costano e anche parecchio ed è una questione che fa imbufalire i pazienti-contribuenti.
E il problema è percepito soprattutto in un’area di confine come la nostra: i goriziani stanno utilizzando sempre più le strutture mediche e sanitarie d'oltreconfine e, molte volte, acquistano pure i medicinali “di là”.
Ma oggi si materializza la beffa della traduzione giurata. La documentazione che consente di accedere alla detrazione, se redatta in lingua slovena, deve essere corredata - appunto - da una traduzione giurata, che può essere ottenuta da un notaio (a pagamento) o, in alternativa, in Tribunale o dal Giudice di Pace. Con un aggravio di tempo e costi talvolta non giustificato dall'effettivo "peso" della detrazione.
«Se la documentazione sanitaria è in lingua originale, va corredata da una traduzione in italiano; in particolare, se la documentazione è redatta in inglese, francese, tedesco o spagnolo, la traduzione può essere eseguita a cura del contribuente e da lui sottoscritta - precisa il vademecum per la compilazione del modello 730 -; se è redatta in una lingua diversa da quelle indicate va corredata da una traduzione giurata».
Non solo: «Per i contribuenti aventi domicilio fiscale in Valle d'Aosta e nella provincia di Bolzano non è necessaria la traduzione se la documentazione è scritta,rispettivamente, in francese o in tedesco.
La documentazione sanitaria straniera eventualmente redatta in sloveno può essere corredata da una traduzione italiana non giurata, se il contribuente, residente nella Regione Friuli Venezia Giulia, appartiene alla minoranza slovena».
Il problema è stato sollevato anche dalla parlamentare Serena Pellegrino che ha presentato, di recente, un’interpellanza urgente chiedendo che l’obbligo della traduzione giurata per i cittadini italiani sia eliminato dalle istruzioni per la compilazione della dichiarazione dei redditi, parificandoli ai cittadini della minoranza slovena, in parallelo con quanto avviene per i cittadini valdostani e altoatesini relativamente alle spese mediche transfrontaliere, che in forza del bilinguismo non sono nemmeno tenuti alla traduzione.
Sono sempre di più i goriziani che si rivolgono alla Slovenia per prestazioni sanitarie di ogni genere perchè spesso si riescono a ottenere viste specialistiche in tempi ragionevoli: alle strutture d'oltreconfine ci si rivolge in particolare per le cure dentali che di solito costano molto di meno che in Italia, ma pure per la microchirurgia degli arti superiori, che proprio al vicinissmo ospedale di San Pietro - che dista appena 250 metri dal confine - è praticata a livelli di assoluta eccellenza. Ci sono poi le spese legate all'acquisto di farmaci: alcuni di questi, come le aspirine, convengono ancora nelle farmacie slovene.
Il tutto in attesa che decollino definitivamente i protocolli di collaborazione sanitaria transfrontaliera: ci sta lavorando il Gect, che investirà nei prossimi anni 5 milioni di euro per attivare una serie di servizi condivisi che consentiranno l'integrazione tra le strutture italiane e quelle d'oltreconfine. Una vera sanità transfrontaliera senza tanta burocrazia, a questo si mira.
«Staremo a vedere - conclude la parlamentare Pellegrino - se almeno alla Regione FVG prema garantire, con opportune iniziative, l’applicazione dell’articolo 3 Cost. ai propri cittadini».
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