Da combattenti a banditi la saga delle Pink Panthers

Molti ex militari nella gang balcanica attiva da anni e specializzata in gioiellerie. Per l’Interpol ha commesso 380 rapine nel mondo. Ma l’ultima ha fatto flop
View taken on June 23, 2009 in Paris, shows part of the money and jewels recovered after French police probing a record heist at Harry Winston jewelers in Paris have arrested 25 people. The arrests were made Sunday and Monday in the Paris region after police learned that a suspected fence who had come to France from abroad was about to try to sell the stolen jewels, the source said. AFP PHOTO FRANCOIS GUILLOT (Photo credit should read FRANCOIS GUILLOT/AFP/Getty Images)
View taken on June 23, 2009 in Paris, shows part of the money and jewels recovered after French police probing a record heist at Harry Winston jewelers in Paris have arrested 25 people. The arrests were made Sunday and Monday in the Paris region after police learned that a suspected fence who had come to France from abroad was about to try to sell the stolen jewels, the source said. AFP PHOTO FRANCOIS GUILLOT (Photo credit should read FRANCOIS GUILLOT/AFP/Getty Images)

BELGRADO. Sembravano quasi inghiottiti nel nulla, decimati da operazioni di polizia, arresti e processi negli ultimi anni. Ma la multinazionale criminale più famosa dei Balcani, i Pink Panthers, specializzata in rapine temerarie, è tornata sulla scena. Un gran ritorno - finito però con un buco nell’acqua - che era in programma in Svizzera, dove la polizia ticinese ha fermato lunedì quattro stranieri, secondo i media di Belgrado tutti di origine serba, ma uno con passaporto bosniaco e due con documenti croati, che avrebbero pianificato una rapina in una gioielleria nel pieno centro di Lugano. I quattro non sarebbero criminali comuni, ma membri del gruppo conosciuto come Pink Panthers, formato anche da «ex militari provenienti dai Balcani». E noto «per le rapine spettacolari in gioiellerie di tutto il mondo», ha confermato la polizia cantonale di Lugano. Polizia che non ha nascosto la minaccia portata dalle quattro “pantere rosa”, cui sono state «sequestrate armi cariche a dimostrazione della pericolosità e determinazione dei malviventi».

Che si tratti di persone da tenere d'occhio è stato confermato dalla decisione di trasferire i quattro in diverse prigioni nell’area di Zurigo, mentre la polizia ha aumentato la propria presenza in città. Forse per evitare che qualche membro del gruppo, ancora uccel di bosco, organizzi una evasione. Come accaduto con altri membri del gruppo nel 2013, proprio da penitenziari svizzeri.

I Pink Panthers, di fatto, non sono una banda unica bensì una sorta di “franchising” del crimine, più gruppi uniti dalla passione per le rapine nelle gioiellerie e il passaporto di un Paese balcanico, oltre che molto spesso da esperienze maturate nelle ultime guerre jugoslave. Sono Pantere rosa a “composizione variabile” che, solo dal 1999 al 2015, avrebbero messo a segno «circa 380 colpi a mano armata» in 35 Paesi, si legge in documenti dell’Interpol. Colpi, compiuti in maniera fulminea e con tecniche militari, che hanno fruttato un bottino di almeno «334 milioni di euro» in pietre preziose e diamanti. I loro membri - dai 200 agli 800, a seconda delle stime - in gran parte provengono da Paesi balcanici, la maggior parte montenegrini e serbi, ma la Pantera è aperta a tutti, inclusi bosniaci e albanesi, come segnalato dal Guardian anni fa. All’attivo hanno colpi leggendari che nei Balcani hanno elevato a mito la banda. E attirato l’attenzione di media, registi e polizie di tutto il mondo.

Secondo la vulgata i Pink Panthers sarebbero nati in Montenegro, nel 1999, incorporando però subito in un articolato network criminali, ex contrabbandieri e reduci. Nel 2002 fruttò oltre 23 milioni di sterline il colpo alla gioielleria Graff di Londra. L’anno successivo, membri della banda riuscirono a far evadere da un carcere francese Dragan Mikić, sospettato di essere il fondatore del gruppo. E proprio in quell’anno il gruppo venne “battezzato” Pantera rosa dai media di Londra, dopo che in un’indagine su un furto milionario Scotland Yard scoprì in una confezione di crema per viso di una complice dei rapinatori una pietra preziosa, proprio come nel film di Blake Edwards. Poi ancora nel 2005 – ma la lista è infinita - una rapina a Saint Tropez, con annessa fuga in motoscafo come in un film di James Bond. Un anno dopo l’Interpol fu addirittura costretta a creare il “Pink Panther Working Group”, per aiutare le polizie mondiali a scambiare informazioni sui rapinatori. Successivamente altri colpi, tra cui uno a Parigi che fruttò 60 milioni; a Dubai, con un’azione fulminea utilizzando due Audi in un centro commerciale. E un altro dopo essersi travestiti da donne. Infine, nel 2012 una rapina a Roma, subito dopo un mega-furto a Cannes, una riapparizione a Milano, a inizio 2017, nel Quadrilatero della moda. E dopo Lugano e i sospetti, nel gennaio scorso, di un coinvolgimento nel furto da cinque milioni di euro all’Hotel Ritz di Parigi, tutto fa pensare che i Lupin balcanici siano di nuovo tornati prepotentemente in scena.
 

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