Da regina della movida a ballerina del Signore L’esempio di suor Anna

Tappa in Porto vecchio per la religiosa di origine milanese che 15 anni dopo aver preso i voti ha fondato la “Santa danza”
Foto BRUNI 25.03.2018 SuorAnna Nobile e la gioventu cattolica
Foto BRUNI 25.03.2018 SuorAnna Nobile e la gioventu cattolica

Sino ai vent’anni voleva solo divertirsi, piacere e sedurre, cercando nella danza moderna il pretesto per un facile riscatto da una vita arida di sentimento. Poi la svolta, grazie all’incontro con la Chiesa, alla comunione con il prossimo, alla ricerca della gioia pura attraverso la valorizzazione del suo talento. Anna Nobili, anzi suor Anna e basta, non ha dubbi: la gioia si conquista a caro prezzo ma va ricercata, conquistata e magari trasmessa anche da un palco, volteggiando in punta di piedi. Questo il messaggio offerto dalla “ballerina del Signore”, ospite di “E se fosse gioia?”, la manifestazione incentrata sui colori del volontariato e delle testimonianze, andata in scena al Magazzino 26 in Porto vecchio, a cura del Servizio per la Pastorale giovanile della Diocesi, organizzata in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune, in occasione della “Giornata mondiale della Gioventù”. Storia intensa quella della suora-ballerina classe 1970, milanese, innamorata ben presto della danza, classica e modern-jazz, tradotta poi in chiave professionistica sia nei contesti tradizionali – teatro, televisione e alcuni concerti alla corte di Jovanotti e Bennato – che attraverso i canali più “comodi” della movida milanese, tra discoteche e numeri da “cubista”, scenari dove l’arte è un optional.

Anna Nobili matura così i suoi vent’anni, cercando di esorcizzare l’assenza del padre e il disagio della balbuzie, e lo fa giocando con il corpo, tra tanta musica e poca anima: «Balbettavo sì, letteralmente – rievoca suor Anna – ma mi resi conto che con la danza potevo in qualche modo “parlare senza parlare”, per provare a riscattare la voglia d’amore che avvertivo. Il corpo mi aiutava in questo ma era un’arma a doppio taglio, la mia vita si consumava di notte, tra seduzioni, moda e discoteche...». Un copione destinato ben presto a mutare. La Damasco di Anna si concretizza attorno ai 22 anni, prima con un timido avvicinamento alla Chiesa cattolica e poi grazie a un ritiro spirituale ad Assisi, teatro di un ulteriore passo verso la rinascita, quello che scompagina la vita portando l’esempio di Gesù Cristo a (ri)coreografare il vissuto della cubista: «Ho sentito Gesù manifestarsi, entrarmi dentro, riempirmi finalmente la vita. Per prima cosa feci un fioretto, mi guardai allo specchio e promisi di non truccarmi più, volevo il mio volto avvolto solo dalla luce di Dio, una luce mai vista prima...». Già, nessun trucco, e soprattutto più nessun inganno. Anna abbandona il cubo e le discoteche e nel 1993 prende i voti, entrando nella Congregazione delle Suore operaie della Santa casa di Nazareth. La danza? Non resterà troppo ai margini della nuova vita: «In un primo momento pensai che la danza moderna non fosse conforme per accompagnare il nuovo disegno divino – ricorda – ma furono proprio le suore della Congregazione a convincermi e a rendermi consapevole del mio talento». Le consorelle avranno ragione. Dal 2008 Anna riprende il suo percorso artistico ma qui con altre tinte, fondando la Holy dance, la Santa danza appunto, e aprendo anche la Compagnia Agape, riservata a danzatori professionisti di stampo cattolico.

Gli inizi non saranno facili ma l’ex cubista esiste e resiste, e traccia la sua catechesi a passo di danza, coinvolgendo nella missione della Holy dance differenti anime, stili e generazioni nel segno di un motto che recita “La Trinità ama, amando danza, danzando crea, creando gioisce”. A Trieste la testimonianza di suor Anna si è tradotta anche ballando, non poteva essere altrimenti, con una esibizione giocata sulla colonna sonora del film “San Francesco” di Zeffirelli e incentrata sui capisaldi “povertà, castità e obbedienza”. «Dio mi ha guarita dalla siccità – così alla fine la religiosa – ricordandomi che la gioia non si conquista mai con i soldi ma va cercata, anche a caro prezzo, e, come un tesoro, magari sepolta ma preservata. Difesa sempre».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo