Dal 1885 è la diga il simbolo indiscusso del turismo gradese

Furono i francesi nel 1808 a costruire la prima struttura di protezione del centro abitato. Rispuntano i “tamarisi”
Di Antonio Boemo

GRADO

È durato circa 7 anni il periodo di occupazione francese di Grado (se ne andarono dall’Isola nel gennaio del 1814). Durante questo periodo, nel 1808, i francesi decisero di proteggere Grado – evidentemente dopo aver provato cosa può provocare un forte sciroccale – con una scogliera di grandi pietre prelevate in Istria, lunga circa 750 metri. I resti di questa scogliera si trovano dinnanzi all’attuale diga. A dire il vero una sorta di palizzata conficcata nell’argilla fu realizzata come protezione ancora nel 1750 su autorizzazione della Repubblica Veneta. La diga vera e propria venne costruita invece dagli austriaci nel 1885. Negli anni venne trasformata, allungata e modificata. In anni recenti ampliata e allargata con l’inserimento di alcune particolari fontane indubbiamente scenografiche ma che talvolta disturbano le persone che abitano nelle vicinanze tanto da venir spente alla sera e spesso anche di giorno. L’ultimo intervento ha avuto un seguito di ampie proteste e lamentele che tuttora continuano. E questa è la storia più recente.

La diga, nata esclusivamente per difendere Grado dal mare, è oggi un punto centrale dell’offerta turistica, una splendida passeggiata, la promenade come la chiamano austriaci e tedeschi. Un paesaggio e una passeggiata unica con il cielo a specchiarsi nel mare che ha fatto innamorare tanta gente. Ma non c’è solo questo da vedere. Ci sono tanti aspetti che si notano e che talvolta contrastano con l’immagine turistica. Ai gradesi una cosa che balza oggi agli occhi è la vegetazione che filtra attraverso le pietre del muretto che porta al mare. Addirittura un tamericio (tamariso nella parlata gradese), anche abbastanza robusto, è spuntato lungo un punto della scarpata. Cose mai notate in precedenza, prima degli ultimi lavori, quando la compattezza delle pietre perfettamente adagiate non lasciavano traspirare nulla. Con le ultime opere quasi certamente sono stati lasciati degli spazi vuoti che oggi consentono il fiorire della vegetazione.

Che ci siano dei tamerici è a ogni modo una cosa positiva poiché sono quelle piante che vengono poste a dimora lungo gli argini della laguna in quanto con le loro radici li consolidano. Forse così ci potrebbe essere un maggiore consolidamento della diga. E se ne venissero impiantati degli altri tamerici che creerebbero anche un fascino diverso? La diga dei tamerici potrebbe anche diventare uno slogan.

Il fortino

Miramare (attorno al 1880), Hotel Cerf d’or, Grignaschi, Hotel de la Ville, Alla Posta, Agli Amici, Hotel alla Città di Gorizia, Albergo Alla Luna, Grand Hotel Fonzari (siamo nel 1894) e poi tra il 1900 e il 1902 le Ville Bianchi. Sono i primi alberghi di Grado. Arriva poi la Pensione Fortino dei coniugi viennesi Auchentaller, edificio realizzato su progetto dell’architetto Mayreder. Ecco, lungo la diga, vicino al Municipio, oggi c’è il condominio Fortino ma un tempo, sorgeva il famoso albergo che era stata una sorta di evoluzione e trasformazione del forte realizzato nel 1812. La Pensione Fortino è stata uno dei simboli della ricettività della Grado turistica anche perché era stato decorato dal suo proprietario, Josef Maria Auchentaller un esponente della secessione viennese. Decorazioni che spiccavano e che tutti passeggiando per la diga ammiravano.

Il Fortino ha pure ispirato diversi fotografi e illustratori come Galeazzi che ha realizzato una splendida e colorata cartolina acquarellata.

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