Dalla ciminiera progettata male ai ritardi causati dal terremoto

il caso
Il binomio Cattinara-cantieri non è fortunato. Fin dall’esordio, infatti, sono sorti problemi, come dimostrano i 18 anni impiegati per la costruzione - iniziata a fine anni Sessanta e culminata con il taglio del nastro il 19 marzo 1984 -, e i costi lievitati fino a superare i 70 miliardi di vecchie lire.
Il Consiglio di amministrazione dell’allora ente regionale Ospedali riuniti, presieduto dall’avvocato Enzo Morgera, dopo aver deliberato il via libera al nuovo nosocomio aveva ipotizzato di utilizzare l’area dell’ex Maddalena, poi rivelatasi impraticabile. Gli architetti Luciano Semerani e Gigetta Tamaro, collaboratori di Daniele Calabi, che disegnò il primo progetto del 1964, scelsero Cattinara per via dell’aria salubre e all’esposizione ai venti. Una scelta “premiata” dalla Bora che alla prima apparizione causò notevoli danni al cantiere.
Vi furono poi delle problematiche legate alla famosa ciminiera che venne distrutta, perché pendente, e ricostruita con una nuova armatura in ferro. Il 1976 fu l’anno del terremoto in Friuli che costrinse numerosi operai a spostarsi nella provincia di Udine per aiutare nella ricostruzione. Nel 1982 un incendio causò danni all'interno del nuovo ospedale finito, ma vuoto, almeno per altri due anni.
Un altro intervento non proprio fortunato fu quello del 2013 per il rifacimento dei 680 serramenti. Un anno dopo la Sipal srl di Casale Monferrato, che vinse l’appalto con un ribasso del 43% su una base d’asta di 3 milioni, finì in liquidazione. I lavori alla fine si conclusero a metà del 2015.
Proprio nel 2015 arrivò l’aggiudicazione della gara per l’intervento da 180 milioni che prevede il rifacimento delle torri, la creazione del collegamento tra le due strutture ed il nuovo Burlo. La prima ipotesi prevedeva la conclusone del cantiere nel 2021, a seguito dei ricorsi amministrativi, durati due anni, la data di consegna del nuovo ospedale era slittata a novembre 2023. Lo scontro legale aveva investito le prime tre aziende classificate, il Tar nella prima sentenza aveva dato ragione a Rizzani de Eccher escludendo la cooperativa di costruzioni Clea, prima classificata, e la Cmb, seconda classificata. La decisione era motivata dal fatto che entrambe le ditte si erano rivolte ad intermediari non abilitati al rilascio delle fideiussioni necessarie per le garanzie che vengono richieste in questi casi.
Il Consiglio di Stato a inizio 2017 aveva poi ribaltato la sentenza del Tar riconoscendo, sulla base del codice degli appalti, il diritto a Clea di ottenere l’affidamento dopo aver regolarizzato la posizione sulle polizze fideiussorie con intermediari autorizzati. Il rappresentante dell’associazione temporanea d’impresa Clea, Sandro Zerbin, aveva detto all’epoca «l’apporto di Clea verrà misurato grazie alla qualità del nostro lavoro e al rispetto dei tempi. Faremo il massimo». —
A.P.
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