Dalle adozioni in Nepal all’ecumenismo I 30 anni di impegno del Centro buddhista

LA STORIA
Compie trent’anni il tempio buddhista tibetano a Trieste, realtà a cui dedica da tempo tutte le sue giornate Malvina Savio, meglio nota come Ani Sherab Choden (nome che significa “suora della saggezza e religione”). È lei - cantante lirica diretta al debutto a 22 anni niente meno che da Claudio Abbado al “Verdi”, diventata monaca buddhista a 54 -, l’anima della comunità di via Marconi 34, la casa del ramo Sakya che attualmente accoglie oltre 200 persone, tra cui molti giovani e diverse donne.
Adozioni a distanza in India e in Nepal, insegnamenti e impegno sul fronte dell’ecumenismo sono anche delle principali attività svolte all’interno del tempio di Trieste nell'arco di questi trent'anni, sempre nel segno della tradizione Sakya, una delle quattro scuole che costituiscono il pensiero buddhista tibetano. Filosofia, non religione (si segue un maestro, non un dio) e quindi legata non a dogmi ma a capisaldi di un pensiero che diventa anche azione in nome di principi etici che parlano di amore, compassione e saggezza.
Spiritualità e impegno sociale quindi. Una missione che spinse la triestina Malvina Savio, classe 1939, professione come detto cantante lirica, a cercare vie e risposte che potessero andate al di là dell'impatto emotivo della musica: «Attorno ai 16 anni sognavo di diventare suora - racconta la monaca -, ma poi fu il canto lirico a farmi crescere e a divenire la mia professione, con tanto di debutto al “Verdi” nell'opera “Le tre melarance” di Prokofiev, con direttore d'orchestra Claudio Abbado, dove io facevo una principessa.. Ma la voglia di spiritualità era presente e dovevo fare qualcosa». La svolta matura ad Assisi, dove Malvina Savio si reca nel 1987 per seguire un seminario incentrato sulle culture induista, cristiana e buddista. La culla della regola francescana diventa una sorta di Damasco per la cantante lirica, folgorata sì ma dai colori del pensiero buddhista. Inizia così il viaggio tra Lugano e i templi in Veneto, le sedi dei primi studi che condurranno alla ricerca, agli incontri con i Lama e ai primi contatti con il Tibet: « Volevo donarmi e dare sostegno al popolo tibetano - ricorda Ani Sherab Choden - avevo capito la mia strada».
Una strada che partirà da Trieste, dal suo appartamento di via Marconi 34, adattato giusto trent'anni fa, offerto e consacrato alla nuova “Via”. La lirica esce così di scena e lo fa dipingendo un segnale in note: « L'ultima parola cantata del mio ultimo concerto fu Pace - ricorda la monaca buddhista -. Era il 10 dicembre: pochi giorni dopo, il 26 dicembre, mi tagliai i capelli. Qualche anno dopo, nel '93, ricevetti i voti».
E sarà proprio il tema della pace a guidare le opere dell'ex cantante lirica, mai slegata dalla causa ecumenista e mai distante dalle istanze della città di Trieste, ricordata e benedetta in modo speciale in occasione dei trent'anni di vissuto: «Il nostro centro vive per divulgare amore, compassione e pace - ricorda Malvina Savio -, valori che spero possano sempre accompagnare la nostra città in un desiderio comune ed eterno».
Per festeggiare i 30 anni di attività del centro buddhista tibetano Sakya di via Marconi è stato stilato un calendario ricco di seminari, lezioni e incontri. In primo piano l'appuntamento in programma sabato prossimo, 24 novembre, a Villa Italia, il circolo unificato dell'Esercito di via dell’Università 8, teatro dalle 19.30 del concerto a cura del “Dharma Sakya Music Friends”, diretto da Giorgio Blasco.
Alla serata parteciperà anche un ospite d’onore: Khenpo Tashi Sango Amipa Rinpoche, abate dei monasteri Sakya in Europa, che nelle giornate di sabato e domenica, condurrà in città un seminario di insegnamenti e iniziazione sul tema “Guru Yoga di Sapan Manjushri”. L’evento sarà ospitato nella sala Actis di via Corti 3. Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare il numero di telefono 040 571048. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo








