Dalle barche in legno alla fibra di carbonio

Da realtà nata negli anni ’90, specializzata nella produzione, manutenzione e restauro di yacht in legno fondata a Muggia, nel solco del grande progettista Carlo Sciarrelli e dei maestri d’ascia, alla realtà multinazionale, per un tratto partecipata anche da Friulia, ora con sede al Lisert in mano a un gruppo austriaco del calibro di Avconjet che si occupa della vendita di aerei e yacht.
Dal legno lamellare e dal fasciame incrociato di cedro al carbonio che è servito per realizzare una imbarcazione innovativa e con il motore ibrido da 20-22 metri costata (i dati non sono precisi, sul progetto c’è ancora molta riservatezza) qualcosa come 5 milioni e mezzo di euro. Una parabola notevole per un cantiere come l’Alto Adriatico che da pochi anni, era il 2014, ha traslocato dalle aree dell’Ocean alla sponda opposta del Canale Est Ovest a poca distanza dalle Terme Romane con l’esplosione di spazi coperti, piazzali, aree attrezzate e banchine. Nello stesso anno l’entrata dei nuovi soci. All’Ocean intanto è rimasta un’altra costola del cantiere, Alto Adriatico Custom, spin off nel 2006 dell’Alto Adriatico e specializzata anch’essa nella produzione e manutenzione di yacht in legno.
Poche le notizie, tutte coperte da riserbo, sul cantiere nautico che dai dati più recenti occupa una ventina di persone, ha un capitale che sfiora il milione di euro e un fatturato che non arriva a due milioni e mezzo. Una realtà industriale che nonostante l’arrivo del gruppo viennese cerca di resistere sul fronte delle imbarcazioni in legno, la manutenzione e il recupero anche di scafi d’epoca, abbinando la strada del legno composito a fasciame incrociato alla tecnologia e alle nuove fibre.
Il Cantiere Alto Adriatico in questi anni si è impegnato quasi esclusivamente alla realizzazione del prototipo della barca a motore in carbonio che ha assorbito quasi tutte le energie delle maestranze. Realizzati anche degli stampi per un’imbarcazione dedicata al trasporto di passeggeri destinati al Venezuela. A fianco di queste attività le consuete lavorazioni cantieristiche di rimessaggio delle barche da diporto, in particolare quelle d’epoca dei clienti più affezionati.
Un sentiero, quello del restauro e recupero di barche d’epoca, che ha reso famoso in tutto il mondo il nome del cantiere Alto Adriatico conosciuto per i suoi rinomati maestri d’ascia e i nomi delle barche recuperate e restaurate. Come il Moya, il Javelin, Mirella, Tiziana IV o l’Acanto. Scafi storici e da sogno. Quello stesso sogno che aveva ispirato nei suoi disegni degli scafi Sciarrelli con il quale il cantiere ha lavorato accanto a progettisti del calibro di Frers o Ceccarelli.
GIulio Garau
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