Danni allo Scalo Legnami Riemerge il pericolo eternit

Allo Scalo Legnami del Porto resta ancora aperta la questione Eternit, ma è già pronto un progetto di bonifica per sostituire le tettoie con un impianto fotovoltaico da 8 megawatt.
La bora dei giorni scorsi ha acuito un annoso problema che si trascina da lunghi anni senza soluzione, mettendo a dura prova anche i residenti e chi deve portare i propri figli alla vicina scuola “Svevo”. Le tettoie dei magazzini sono costruite con il pericoloso materiale balzato recentemente agli onori delle cronache per la sentenza di Torino, nella quale si condannano i produttori per i danni procurati, e i rischi che il vento lo disperda nell'aria sono purtroppo una realtà.
«A Trieste il problema esiste ed è drammatico. Nella nostra città la situazione più preoccupante si registra nel Porto, in particolare nello Scalo Legnami. Tutti sanno che non c’è un solo centimetro dei capannoni di quest’area che non sia fatto di Eternit, materiale nocivo e da eliminare». Queste parole non sono nuove, essendo state pronunciate nel 2008 da Paolo Hikel, allora console della Compagnia portuale, per denunciare una situazione di grave pericolo.
Le tettorie di Eternit allo Scalo Legnami erano poi state causa dei ritardi con i quali la General cargo terminal (ora controllata dal Gruppo Gavio ma nel 2009 con diversa composizione societaria) aveva firmato la concessione valida fino al 2024 con l'Autorità portuale di Trieste, innescando la discussione su chi dovesse procedere alla bonifica. E proprio l'Authority ha ora in mano il pallino per cercare una soluzione rapida della vicenda.
La proposta di Gct, infatti, è quella di realizzare un impianto fotovoltaico da 8 megawatt sui circa 50mila metri quadrati di tettoie. Una soluzione apparentemente ideale, che permetterebbe di intervenire bonificando l'Eternit a costo zero. La società incaricata di eseguire l'impianto, infatti, riceverebbe in cambio lo sfruttamento dell'energia prodotta per un certo numero di anni, magari cedendo qualche royalty alla stessa Gct e ai proprietari delle tettorie, cioè l'Autorità portuale. «Intanto bisogna ringraziare il cielo se non è successo niente di tragico in questi giorni di bora, durante i quali abbiamo rischiato. In effetti, a staccarsi non sono state le tettoie – spiega Claudio Grim, da 6 mesi amministratore delegato di Gct – ma un pannello di protezione della soprastante Grande viabilità, caduto poi sopra una tettoia procurando una serie di danni». Grim, dopo qualche settimana dal suo insediamento aveva avuto l'idea dell'impianto fotovoltaico. Ma adesso a che punto siamo. «Nelle scorse settimane abbiamo presentato una proposta e adesso bisogna aspettare i tempi tecnici, ma avendo un ottimo rapporto con il management dell'Autorità portuale – conclude Grim - confido in una rapida soluzione del problema: l'obiettivo è quello di risolvere un problema che si trascina da almeno vent'anni».
Riccardo Coretti
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