Dayli, cassa integrazione e chiusura di un negozio

Cassa integrazione a rotazione, chiusura di un punto vendita a Trieste, incontro nei prossimi giorni al Ministero dello Sviluppo economico per definire i vari punti della vertenza. Almeno, per il momento, non si parla di licenziamenti. Non è stato un accordo che ha soddisfatto del tutto le parti, ma almeno si è iniziato un dialogo che non sarà facile. E soprattutto le istituzioni hanno cominciato a muoversi. A Roma ieri mattina si sono seduti intorno a un tavolo l’amministratore delegato della Dayli (ex Schlecker) Giancarlo Sachs e le organizzazioni sindacali dei lavoratori del commercio Filcams Cgil, Cisl e Uil.
La grave situazione dell’azienda è stata analizzata e sarà al centro di altri incontri sia a livello nazionale che regionale. A Trieste sono interessati i 26 dipendenti, quasi tutte donne, degli otto negozi della città. L’accordo trovato ieri prevede che uno di questi, quello che si trova in viale Campi Elisi, chiuda, e che tutti i lavoratori vengano messi in cassa integrazione a rotazione. La crisi riguarda tutti i punti vendita della regione. Oltre che a Trieste, chiuderanno quattro negozi a Gorizia, quattro a Pordenone e 13 a Udine. «Con questa decisione - afferma la Filcams Cgil - la società vuole fare cassa e avere così liquidità per pagare i fornitori». L’azienda denuncia 12 milioni di buco a livello nazionale, «a causa - affermano le organizzazioni sindacali - di nessun investimento promesso in Italia».
Eppure non meno di otto mesi fa il nuovo gruppo Dayli, sorto sulle ceneri del marchio Schlecker, aveva annunciato l’apertura pianificata entro quest’anno di cinquanta nuovi punti vendita in tutto il Nord Italia, dei quali una decina a Trieste entro i prossimi due anni, con l’assunzione di trenta nuovi dipendenti. Le buone idee invece sono state tramutate in cattive proposte.
Per verificare la situazione odierna basta fare un giro per i negozi: si vedono scaffali vuoti anche di prodotti che vanno per la maggiore. I fornitori si lamentano e non fanno sconti, prima di riportare i prodotti vogliono essere pagati. Il magazzino centrale di Portogruaro che rifornisce tutto il Triveneto è completamente vuoto: da qui partono i camion con la merce per i negozi, ma da tempo non riesce a far fronte alle richieste perché dall'Austria, dove ha sede la casa madre, non arrivano i tir. I dipendenti del magazzino veneto sono da tempo in cassa integrazione che potrebbe durare ancora molto, nonostante l’accordo firmato ieri.
La Regione Veneto sta seguendo da tempo questa situazione e nei prossimi giorni a Venezia è in programma un incontro con i rappresentati dell’azienda, i sindacati e il Governatore Luca Zaia. Interverranno anche i sindacati del Fiuli Venezia Giulia e una delegazione di lavoratori triestini e della regione.
La Filcams Cgil di Trieste ha chiesto che anche la Regione Fvg si attivi e si prenda a cuore la vertenza: contatti con la presidente Debora Serracchiani ci sono già stati. Si aspetta ora la convocazione. «Con la crisi occupazionale che abbiamo - sottolinea la Cgil - perdere altri posti di lavoro a Trieste come in regione sarebbe devastante. Per questo chiediamo che su questa vertenza anche la Regione si muova».
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