Del tutto invalido indennità revocata

Autistico, condizioni confermate dalla commissione Inps che però gli toglie i 400 euro mensili: la madre fa causa
Foto BRUNI TRieste 23 02 10 INPS-Dott.Rizzo (direttore)
Foto BRUNI TRieste 23 02 10 INPS-Dott.Rizzo (direttore)

di Claudio Erné

«Non sussistono i presupposti».

Con questa motivazione la Commissione medica superiore dell’Inps ha revocato l’indennità di accompagnamento a un giovane autistico di 35 anni. Allo stesso tempo la Commissione ha riconfermato che l’invalidità che lo isola dal mondo dall’età di tre anni e gli impedisce di scrivere, di telefonare, di pronunciare il proprio nome e di conoscere il valore del denaro, continua ad essere del 100 per cento. Invalido totale, bisognoso di assistenza e dunque titolare di una pensione di poco più di 200 euro.

La revoca dell’indennità di accompagnamento è scattata a febbraio con effetto retroattivo a partire da settembre 2010, quando la Commissione medica superiore dell’Inps lo aveva sottoposto alla visita che sembrava di controllo ma che al contrario si è rivelata devastante per la sua vita.

Il giovane vive in una comunità alla quale la madre vedova versava ogni mese 600 dei mille euro percepiti fin dal lontano 1994. Ora questo precario equilibrio si è sfaldato, e per tentare di ricostituirlo la mamma è ricorsa all’avvocato William Crivellari. Ieri dopo aver avuto il via libera dal giudice tutelare, il difensore ha depositato al Tribunale del lavoro un documentato ricorso contro la decisione dell’Inps di revocare l’indennità di accompagnamento.

«Il provvedimento non è minimamente motivato. Nessuno al momento è riuscito a capire perché a un giovane riconosciuto invalido al 100 per 100 e incapace di badare a se stesso siano stati tolti i 400 euro che in qualche modo permettevano a lui e alla sua mamma pensionata di tirare avanti», ha spiegato l’avvocato Crivellari.

In effetti la vittima di questa ingiustizia non riconosce l’orologio, non è in grado di scegliere su quale bus salire, non sa leggere, non sa cucinare, non conosce i giorni della settimana. Certo è che il provvedimento di revoca rientra nella grande “manovra” di riordino della spesa per le cosiddette false invalidità più volte annunciata dal Governo Berlusconi. Ma un conto è revocare l’assegno a un falso cieco che guida un’automobile e ha la patente, un’altra mettere con le spalle al muro un vero invalido al cento per cento e per di più assolutamente incapace di badare a se stesso.

Prima di citare l’Inps davanti al Tribunale del lavoro, l’avvocato William Crivellari ha chiesto e ottenuto l’autorevole parere di un medico legale triestino che ha confermato che il trentacinquenne, vittima di questa situazione, è del tutto incapace di accudire a se stesso. È costretto a vivere in una comunità perché la mammma da sola non ha la forza di accudirlo. A breve scadenza il Tribunale fisserà la data della prima udienza e in quella sede le parti si confronteranno, forti dei rispettivi pareri medico legali. Certo è che è auspicabile una soluzione del caso in tempi stretti perché da febbraio l’esigua pensione di 200 euro al mese sta subendo una pesante erosione. L’Inps ha iniziato a ricuperare quanto, a suo giudizio, il giovane autistico ha percepito indebitamente dal giorno della visita di controllo svoltasi a settembre.

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Due sono i criteri che giustificano la concessione dell’indennità di accompagnamento: l’impossibilità di muoversi autonomamente o di svolgere da soli le attività quotidiane. Se la Commissione di secondo grado verifica che queste caratteristiche sono venute a mancare, revoca l’indennità».

Con queste parole Antonino Rizzo (nella foto), direttore della sede provinciale dell’Inps, spiega i criteri tassativi a cui si attiene l’Istituto di previdenza. Poi aggiunge che “il rigore della commissioni mediche di primo e di secondo grado è totale. A Trieste i casi di revoca sono rarissimi, al contrario di quanto accade in altre parti del Paese. Certo è che da Roma sono giunte indicazioni precise e tassative per stanare i falsi invalidi...»

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