«Demansionato il personale di Trenitalia»

La Filt Cgil: «Chiuso l’impianto Intercity di Trieste, capitreno e capiservizio spostati dal comparto nazionale a quello locale»
Lorenzo Degrassi
Foto BRUNI 28.08.2021 Stazione ferroviaria di Trieste
Foto BRUNI 28.08.2021 Stazione ferroviaria di Trieste



Trenitalia chiude l’impianto Intercity di Trieste. È quanto denunciato dal sindacato Filt Cgil del Friuli Venezia Giulia in una nota, nella quale esprime profonda preoccupazione, in vista soprattutto delle future assunzioni.

La decisione riguarda 9 figure di personale viaggiante, che verranno così spostate dalla rete nazionale a quella regionale. «È con forte preoccupazione e contrarietà che abbiamo accolto la decisione di Trenitalia di chiudere l’impianto di Trieste, cui fa capo il personale di bordo del servizio universale treni Intercity – fa sapere il sindacato –. Per effetto di questa scelta il personale interessato, ovvero i profili di capitreno e capiservizio treno, vengono spostati da quello nazionale verso il segmento del trasporto regionale, con la conseguenza che la gestione del personale Intercity viene trasferita dalla direzione del Fvg a quelle del Veneto o dell’Emilia Romagna».

Non si tratta di un tema legato alla sfera occupazionale, ci tiene a sottolineare il sindacato, ma del demansionamento di figure professionali importanti.

«Si tratta di alte professionalità del gruppo Fs che se ne vanno in costanza di attività – spiega Paolo Peretti della segreteria regionale Filt – Cgil – perché è giusto sottolineare che non sono i treni a sparire, bensì è il personale che viene spostato ad altre attività. Con la conseguenza che, in chiave futura, il Gruppo non assumerà più e in tal modo decine di giovani del territorio si troveranno senza prospettive lavorative importanti. Nessuno verrà trasferito ad altra sede fuori dalla regione – prosegue Peretti – né andrà in Naspi o perderà il posto di lavoro, ma chi prima svolgeva attività per il prodotto Intercity, quindi nel compartimento nazionale, ora passerà alla rete regionale».

L’allarme della Fit – Cgil non riguarda però soltanto i 9 capitreno e capiservizio dell’impianto triestino, ma è un grido d’allarme che coinvolge l’intero settore regionale. «Come se non bastasse lo spostamento delle figure triestine – spiega sempre Peretti – abbiamo ragione di pensare che analoga scelta organizzativa possa essere fatta per il personale di macchina dell’impianto di Udine. Cosa altrettanto grave, perché coinvolgerebbe altri 25 dipendetti, in gran parte macchinisti, portando così a oltre trenta i lavoratori coinvolti. Una perdita di funzioni e di posti di lavoro di fronte alla quale crediamo che la Regione non possa restare indifferente».

Sul tema nulla trapela da parte di Trenitalia che, interpellata sul tema, ha preferito non commentare. «È una antica lotta quella contro le penalizzazioni inferte al Fvg sul fronte dei presidi dirigenziali delle ferrovie, del taglio delle “frecce”, dei collegamenti col Veneto o dell’isolamento dell’aeroporto. Una storia che vorremmo finisse, col definitivo riconoscimento che il Fvg non è l’appendice di nessuno», il commento della presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani. —



Riproduzione riservata © Il Piccolo