Demolito un bunker della Guerra fredda

MARIANO
Ai reduci del 33° Ardenza verrà un mezzo colpetto: addio a uno degli ultimi bunker della fortificazione sotterranea costruita negli anni della guerra fredda per arginare un’eventuale invasione delle truppe del Patto di Varsavia.
Lungo la regionale 305 tra Mariano e l’incrocio di Angoris è stato infatti demolito il bunker che dagli anni Cinquanta caratterizzava quel pezzo di strada vicino alla deviazione per la località di Monticello. Ora nell’Isontino ne sopravvivono pochissimi a vista d’occhio: il più noto è quello al lato destro della Mainizza, tra Gradisca e Farra, vicino al ristorante Alle Viole.
I lavori della circonvallazione di Mariano hanno comportato questo sacrificio. Nessun mistero e procedure regolari. Con tanto di beneplacito dell’Esercito che ha provveduto a estrarre i materiali metallici e donarli alla Croce Rossa italiana.
La parte affiorante è stata demolita dalla ditta Edilfognature che sta realizzando il by-pass. Quella sotterranea verrà interrata e, chissà, tornerà alla luce tra qualche secolo.
Si tratta(va) di una fortificazione massiccia, molto profonda dove i militari avevano armi e vettovagliamento per resistere alcuni giorni. Ai soldati del 33° Brg. Ardenza toccavano questi presidi.
Il fondo del bunker è stato ritrovato coperto d’acqua per almeno un metro e mezzo. Della casupola verde che rappresentava la parte a vista resta la carcassa; tra poche ore nemmeno quella. Le ruspe sono in agguato.
A ricordare il bunker restano i quattro magnifici pini marittimi che ombreggiano il tratto iniziale della stradina per Monticello, località che merita essere visitata; con le dovute proporzioni sembra di essere a Bolgheri: al posto dei cipressi di Castagneto Carducci svettano i pini marittimi. Manca, in effetti, il poeta.
Torniamo al nostro bunker. Le mura in calcestruzzo erano spesse 60 centimetri. La strada gli passerà sopra, irrispettosa. Così come è irrispettosa la discarica abusiva trovata durante i lavori proprio di fronte al bunker. Le fortificazioni sotterranee completate dopo la Seconda guerra mondiale si sviluppavano dal Brennero fino al Carso. Analogo reticolo difensivo aveva costruito la Jugoslavia.
Il nostro territorio, per la vicinanza all’allora potenziale nemico, è completamente bucherellato da queste strutture e basta percorrere qualsiasi sentiero carsico o del Collio per scorgere imboccature o resti di bunker.
Due anni fa il Piccolo aveva portato alla ribalta le misteriose gallerie di Doberdò del Lago che avrebbero dovuto ospitare nei primi anni sessanta il protosincrotrone. Mistero che permane.
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