Denuncia il marito per sette anni di violenze sessuali

Un militare di stanza nell’Isontino è stato denunciato per maltrattamenti e violenza sessuale dalla moglie con la quale è in corso la separazione. La donna sostiene di aver subito vessazioni psicologiche e fisiche, nonché la violenza sessuale da 7 anni, e che la secondogenita sia frutto di una di queste violenze. Una vicenda molto delicata, per la quale si è aperto il procedimento penale a carico dell’uomo davanti al Collegio giudicante del Tribunale di Gorizia.
Il matrimonio era avvenuto nel 2005. Nel 2016 era partita la separazione attraverso il ricorso da parte della consorte. Allora la donna, che aveva già lasciato l’abitazione portando con sè i due figli, nell’ambito del ricorso affermava in particolare che sarebbe stata sottoposta ad angherie da parte del marito, in un episodio anche alla presenza dei bambini. Il 21 giugno 2016 il presidente del Tribunale aveva convocato la coppia invitando a trovare un accordo. Accordo non raggiunto, e il presidente del Tribunale aveva quindi adottato i provvedimenti provvisori.
Era stata così disposta l’assegnazione dell’abitazione all’uomo, di sua proprietà, nonché l’affido condiviso dei figli a collocazione prevalente presso la madre, che all’epoca era tornata dai propri genitori. Nei confronti del militare erano stati quindi stabiliti i diritti di visita dei bambini e l’obbligo del loro mantenimento, oltreché della moglie.
A distanza di oltre un anno, nel maggio 2017, la donna aveva denunciato il marito per maltrattamenti e violenza sessuale. Era stato disposto l’incidente probatorio, durante il quale la signora aveva confermato le accuse, anche in ordine al fatto che la figlia più piccola era nata a causa di una violenza. Un racconto, tuttavia, quello della donna, caratterizzato da imprecisioni, se non anche da affermazioni contraddittorie.
Durante la prima udienza al Tribunale di Gorizia, davanti al Collegio presieduto dal giudice Marcello Coppari, la difesa dell’uomo, rappresentata dagli avvocati Alessandra Cozzi e Massimo Macor, ha richiesto una perizia al fine di verificare la credibilità della moglie, anche sulla scorta di una consulenza tecnica, scaturita dal procedimento civile di separazione, nell’ambito un percorso finalizzato a valutare la capacità genitoriale della coppia, nella quale il Ctu designato dal Tribunale aveva sostenuto che la donna potrebbe essere soggetta disturbi e manie, consigliando un intervento psicoterapeutico di approfondimento. La difesa ha richiesto l’acquisizione della relazione del Ctu della causa civile al fine di delibare la richiesta di perizia. Il Collegio non ha acquisito, ma si è riservato la decisione circa la perizia penale all’esito dell’audizione dei testimoni.
I figli, precedentemente affidati ai Servizi sociali, sono ancora attualmente presi in carico dagli stessi, collocati comunque presso la madre, che nel frattempo ha cambiato vita intraprendendo la convivenza con un nuovo compagno. In sede di separazione civile, per la coppia è iniziato un percorso al fine di dirimerne l’elevata conflittualità, nonché di recuperare rapporti sereni dei figli con entrambi i genitori potendo addivenire alla piena bigenitorialità. «L’avvio del processo penale ha evidentemente complicato la situazione, riversando i suoi effetti sul procedimento civile – ha spiegato l’avvocato Alessandra Cozzi che assiste il militare nella procedura civile – impedendo di poter arrivare ad una chiusura consensuale di separazione». Il militare si è rammaricato del fatto che «anche a propri colleghi era successa la stessa cosa» riferendosi ad accuse di violenze e/o maltrattamenti da parte delle consorti all’atto della separazione. —
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