Di Pietro: «Virus corruzione peggio del '92»
«È mancata la chemioterapia politica. Si è diffuso un senso di impunità a partire dalla casta»

Il ministro per le Infrastrutture Antonio Di Pietro
TRIESTE
«Ai tempi di Kunta Kinte». Ad Antonio Di Pietro le citazioni vengono ruspanti. Non le distilla come Walter Veltroni dall’immaginario collettivo. Come quella «sulla chemioterapia politica che non c’è stata dopo Mani puliti» e che ha permesso a Tangentopoli di di riproporsi 18 anni dopo più forte che prima. «Quella di oggi è molto peggio di quella di ieri» sentenzia l’ex pm del pool di Mani pulite di Milano.
Il mitico protagonista del romanzo «Radici» di Alex Haley è tornato a vivere ieri, a Fiumicino, di fronte ai cassintegrati dell’Alitalia. Non ci sono i campi di cotone da quelle parti, ma la metafora ci azzecca. A suo modo. «Si stanno trattando i lavoratori come i negrieri di un tempo trattavano gli schiavi; gli fanno l'esame come piace a loro, come ai tempi di Kunta Kinte».
Dai tempi di Kunta Kinte a quelli di Mani pulite. Il tempo per la politica italiana sembra non passare mai. O piuttosto passare invano, viste le cronache giudiziarie di questi giorni con il Partito democratico a interpretare il ruolo che un tempo fu della Dc e del Psi. E con Di Pietro, ora leader dell’Italia dei valori, pronto a rivestire i panni del pubblico ministero della «Milano da bere». I pretesti non mancano. Anzi, uno arriva in diretta, sul telefonino con il sottofondo del battimano di Montecitorio alla notizia che la giunta per le autorizzazioni, con l’unica eccezione dell’Idv, ha detto no compatto alla richiesta di arresto del parlamentare del Pd Salvatore Margiotta. «Da non credere - tuona al telefono l’ex pm -.
Centrodestra e centrosinistra, passando per la Lega, hanno votato contro l’arresto. Da una parte, dicono che la magistratura deve andare avanti; dall’altra parte dicono di non farlo nei confronti di un parlamentare, perché non ci sono prove a carico sufficienti. Come se spettasse al Parlamento valutare gli elementi probatori e non al giudice».
Quindi?
«È un voto che viola la Costituzione. Così si assicura l’impunità alla casta».
Leggendo le cronache di questi giorni verrebbe da dire che Mani pulite non è servita a molto...
Bisogna distinguere tra Mani pulite e Tangentopoli. Mani pulite è la potente inchiesta giudiziaria che fu fatta nel 1992, Tangentopoli è invece il sistema di malaffare. Mani pulite sta a Tangentopoli come una sala diagnostica di un ospedale sta al malato grave. Mani pulite è servita per scoprire il ceppo della malattia e, con l’aiuto di un bravo chirurgo, ha estirpato il tumore. Quella che è mancata dopo è stata la chemioterapia politica.
E la malattia è rispuntata...
Invece di curare il malato hanno curato i medici. Ora il corpo sta andando in metastasi e nel frattempo il ceppo della malattia è diventato immuno-resistente. Si è modificato. E quindi è più difficile da curare.
Concretamente cosa significa?
Prima c’era la classica mazzetta di denaro e il conto corrente all’estero. Ora c’è uno scambio di voti contro appalti pilotati. C’è il meccanismo delle consulenze e degli incarichi fittizi.
Quindi, come ha dichiarato, che «la Tangentopoli di oggi è peggio della Tangentopoli di ieri»...
Sì. È più difficile da scovare. E poi c’è questo senso di impunità diffusa che rende tutto più difficile. Un’impunità assicurato per legge. La casta è intoccabile. Faccio un esempio...
Prego.
La questione delle intercettazione che il presidente del Consiglio Berlusconi vorrebbe limitate a pochi casi. Come dimostrano le indagini di questi giorni sono un mezzo d'indagine importantissimo anche per i reati contro la Pubblica amministrazione. E siccome Berlusconi conosce benissimo questi reati è impensabile che faccia queste proposte non a ragion veduta. E la prova provata che si vuole togliere di mezzo strumenti efficaci per mettere lo sporco sotto il tappeto.
Da Mani pulite a una mano lava l’altra, insomma...
Come ai vecchi tempi.
Come prima mossa politica lei ha annunciato ieri l’uscita dall’Idv da tutte le giunte campane. La questione morale riguarda solo la Campania?
La questione morale riguarda tutto il Paese e tutta la classe politica.
Anche l’Italia dei valori?
Certo, anche l’Idv. Nel momento in cui l’Idv va ad amministrare si espone a dei rischi. Anche il Padreterno può sbagliare. Gesù Cristo su dodici ne ha ”cannato” uno.
Non pensate ad uscire da altre giunte in Italia?
Abbiamo stabilito un principio: laddove ci sono comportamenti poco trasparenti, faremo un passo indietro. Non diamo patenti di verginità a giunte che l’hanno persa da tempo.
La Iervolino la Bassolino devono andarsene come chiede, per esempio, anche il sindaco di Venezia Cacciari?
E da un anno e mezzo che lo chiediamo.
Del Pd dichiarato: «Se vogliono rompere con noi vuol dire che sono masochisti». Lei però appare un po’ sadico in questo momento...
Se il Pd perde consenso non può arrabbiarsi con chi invece interdetta il consenso dei cittadini.
Non è un po’ ingrato con Veltroni che in fondo le ha regalato l’autobus per entrare in Parlamento convinto che l’Idv si sarebbe sciolto un secondo dopo?
E una falsità. In verità non c’erano le condizione per fare un gruppo unico e la decisione l’abbiamo presa assieme al loft. Noi dal primo giorno abbiamo deciso di non fare comunella con Berlusconi, di non offrirgli un dito, per non trovarci poi senza un braccio.
Come risponde all’accusa di cannibalismo nei confronti del Pd?
E la prima volta che un partito che acquisisce consenso viene accusato di cannibalismo. La Lega, per esempio, è cannibale perché ha un bel risultato nel Nord?
Tutta colpa del Pd «nè carne né pesce»...
L’elettore deve sapere cosa fai e da che parte stai.
Secondo lei il Pd è un partito morto? E Veltroni dovrebbe dimettersi?
Non spetta a me giudicare. So però che Veltroni è stato scelto da milioni di cittadini con le primarie. Forse lì dentro è l’unico scelto dalla base. Il problema sono le milioni di correnti e correntine che non permettono al Pd una vera sintesi politica. È colpa della fusione a freddo con cui sono nati. Secondo me serviva un azzeramento della classe politica precedente.
L’Idv invece?
L’Italia dei valori è una formazione politica nata in via originaria come la Lega, senza alcuna fusione o scomposizione.
Si può fare la riforma della Giustizia con questo governo come invita il presidente Giorgio Napolitano?
È solo un trucco per spostare l’attenzione. Questa maggioranza sa solo fare i lodi. Il lodo Alfano, il lodo Consolo...
Oggi ai cassintegrati Alitalia ha dichiarato: «Dobbiamo adottare anche noi la politica della scarpa». Cosa intendeva?
Mi riferivo a quello che è successo a Bush in Iraq. Dovremmo farle lo stesso col nostro governo.
Contro chi vorrebbe tirare le scarpe?
Contro il governo.
E non al premier?
Contro il governo e il premier che lo presiede. Non faccio preferenze.
A proposito: che numero di scarpe porta?
Questo è un fatto non trascurabile: ho il numero 46.
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