Dialogo “senza confini” per lo Stabile sloveno

Incontro al Circolo della stampa sull’attività del teatro di via Petronio. Nuove partnership con il Rossetti
Lasorte Trieste 14/05/08 - Via Petronio - Teatro Sloveno - Kulturni Dom
Lasorte Trieste 14/05/08 - Via Petronio - Teatro Sloveno - Kulturni Dom

Da una parte il passato, forte di una storia particolarmente ricca e di un grosso bagaglio di tradizioni. Dall'altra il presente, ma soprattutto il futuro, fatto di specificità ma anche di un’apertura sempre maggiore verso un pubblico ancora più vasto ed eterogeneo ed orientata ad ampliare le collaborazioni con le altre realtà cittadine. È stato il Teatro Stabile Sloveno il protagonista dell'incontro pubblico organizzato nella Sala Alessi del Circolo della Stampa.

Riconosciuto di recente come Teatro di rilevante interesse culturale (Tric), lo Stabile Sloveno, unico teatro pubblico italiano di lingua non italiana, ha sempre avuto tra le sue priorità quella di incarnare un ponte fondamentale tra i due mondi culturali che si incontrano nella città di Trieste. «È un teatro piccolo come struttura, ma grande come rilevanza - ha spiegato Breda Pahor, presidente Teatro Stabile Sloveno -. Una realtà che porta avanti da sempre tradizione e specificità e che ha sempre avuto una forte valenza storica, politica e culturale. L'essere diventato “Stabile” ha significato entrare a fare parte concretamente della struttura teatrale nazionale, mentre il riconoscimento del Tric ci permette di poter continuare a contare su una serie di finanziamenti che rendono il futuro più sereno».

Una storia lunga più di un secolo ma sempre rivolta al futuro. «Da tempo è stata presa la decisione di proporre la traduzione delle rappresentazioni teatrali con i sopratitoli in lingua italiana - ha sottolineato Igor Pison, assistente alla direzione artistica -. Ma l'idea è quella di andare oltre e di pensare ad ulteriori traduzioni, nell'ottica di avvicinare diverse lingue e culture. Oggi in generale fare teatro è una missione difficile: spesso amministrare significa anche dover limitare certe scelte proprio per una questione di necessità».

Un teatro, lo Stabile Sloveno, definito «europeo ante litteram» da Rossana Paliaga, responsabile Ufficio stampa, e che negli anni ha dato spazio anche a molti autori italiani, oltre a mettere in scena spettacoli bilingui nell’ottica della multiculturalità. E poi ci sono le collaborazioni, come quella con il Teatro Rossetti, già avviata in questa stagione, ma destinata ad ampliarsi, come ha anticipato Milos Budin, presidente dello Stabile Fvg, presente all'incontro insieme al direttore Franco Però.

Nella prossima stagione infatti, uno spettacolo in cartellone al Rossetti sarà ospitato allo Stabile Sloveno che poi ricambierà la cortesia. «Ci sarà uno scambio di ospitalità nell'ottica di integrazione del rispettivo pubblico - ha affermato Budin -. Un altro passo importante di collaborazione per fare in modo che entrambi siano identificati come teatri della città». Concetti ripresi da Pahor e Pison: «Fino ad oggi non si è fatto molto in questo senso, ma è invece fondamentale crescere insieme attraverso uno scambio di idee ed esperienze». (p.p.)

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