«Dipiazza ritiri il logo “inTRIESTEing»
Lettera aperta al sindaco di più di cento tra grafici, creativi, designer e imprenditori: «La città rischia di essere derisa»

Foto BRUNI 22.07.2017 Ass.re Buccia premia Trieste contest
«Molto interessante». Roberto Dipiazza è solito attaccare così le prese di posizione particolarmente ardite. D’ora in poi, in omaggio al logo e allo slogan vincitori del contest “Invento Trieste”, potrebbe esibirsi in un «Very InTRIESTEing», citando appunto la “creatura” artistica incoronata dal contest voluto da Maurizio Bucci. La stessa contro la quale però si è scagliato un centinaio di addetti ai lavori fra grafici, designer, comunicatori, imprenditori, artisti e operatori turistici prevalentemente triestini, autori di una lettera aperta indirizzata al sindaco.
L’appello accorato al primo cittadino è quello di evitare che il logo “InTRIESTEing” (una specie di Castello di Miramare con sullo sfondo tre cime montane) venga usato e fatto conoscere oltre Isonzo. L’assessore al Turismo, che si è intestato il concorso flop, è pronto a farlo esordire al Seatrade Europe Cruise Convention in programma ad Amburgo dal 5 all’8 settembre, con il rischio di fare scambiare Trieste per una città asiatica che termina in “ing” come la capitale cinese Bejing (Pechino). «Pur avendo apprezzato il coinvolgimento e la partecipazione spontanea di tanti cittadini - che hanno rappresentato le peculiarità della nostra città attraverso disegni, video e slogan che offrono spunti di riflessione utili a successive rielaborazioni - non si può che prendere atto di quanto nessun elaborato possieda i requisiti di base per l’efficace utilizzo in una qualsiasi attività di promozione turistica. Del resto è anche logico che sia così, visto che il concorso in questione non richiedeva ai propri partecipanti alcuna professionalità nel settore», si legge nella lettera aperta a Dipiazza. Tra i firmatari compare pure l’Associazione guide turistiche del Fvg e la Nord-est Guide. Troviamo poi i titolari di società di comunicazione e grafica come Nicoletta Benvenuti (Incipit), Rosy Russo (UauAcademy), Laura Gorlato (“La Furia Studio”), Fulvia Casara e Diego Tamaro (“Tacamaco”). Ci sono architetti come Ben Zur Levi, Federico Venier, Fabio Santarossa, Adriano Riosa (“Rndr Studio”), Paolo Ferrari, Andrea Peraz, Paolo Polenghi e Marco Barbariol. Ma ci sono anche editori noti e creativi come Andrea Luglio e Diego Manna. E poi fotografi come Giuliano Koren, Massimo Gardone, Roberto Pastrovicchio, Massimo Crivellari e Elisa Biagi. Eppoi un esercito di grafici, designer, copywriter. Tra le firme ci sono pure quelle dell’ex assessore di Dipiazza Paolo Rovis e del giornalista e portavoce della Lega Demetrio Damiani. Eppoi Stefano Cergol, i grafici Daniele e Paola Kirchmayer, Benedetta Gargiulo e persino il musicistq Mike Sponza. «Riteniamo che l’ottima reputazione di cui gode la città di Trieste meriti di essere potenziata, su platee nazionali e internazionali, da un’immagine all’altezza della nostra storia e della nostra cultura. Il logotipo scelto, spiace constatarlo, non è in grado di farlo» spiegano nella lettera. Nulla, ovviamente, contro l’autore, l’incolpevole Daniel Zotti scelto da una commissione tutta interna all’assessorato di Bucci. «Per rendere l’idea, è come se qualcuno progettasse un’automobile con le ruote quadrate: non staremmo a discutere se il veicolo è bello o brutto, ma semplicemente dovremmo prendere atto dell’inservibilità del mezzo e, di conseguenza, della necessità di rimettere mano al lavoro», spiegano. Di qui l’appello che è quasi una preghiera: «Signor sindaco, siamo persone che vogliono bene a Trieste e siamo orgogliosi della nostra città. Siamo certi che per lei valga lo stesso. Per questo ci rivolgiamo a lei affinché non si faccia danno a Trieste, alla sua immagine e alla sua reputazione fuori dai confini cittadini. Le chiediamo dunque di non utilizzare, in alcuna circostanza, un logotipo frutto di encomiabile buona volontà, ma assolutamente inadeguato. Lei non presenzierebbe alle sue importanti funzioni indossando un abito sghembo, tagliato e cucito da un dilettante in modo approssimativo: verrebbe deriso e, con lei, la città che rappresenta». Non usate quel logo, insomma.
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